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Su un muro del quartiere Ballarò, a Palermo, è stato realizzato un gigantesco murales dedicato ad un personaggio sorprendente vissuto cinquecento anni fa: Benedetto Manasseri. Egli è figlio di una famiglia di immigrati etiopi, che erano arrivati come schiavi in Sicilia. Visse come eremita e morì nel 1589. Qualche tempo dopo il Senato di Palermo lo elesse a patrono della città. Nel 1807, dopo un lungo processo, la Chiesa lo proclamò santo. Il primo santo con la pelle nera della storia. Oggi, per tutti, è noto come San Benedetto il Moro.
A Palermo, città di cui continua ad essere patrono, è molto popolare, come dimostra questo grande murales che gli è stato dedicato da uno street artist molto attivo negli ultimi anni, Igor Scalisi Palmintieri,
che ha sfruttato la verticalità del muro per immaginare una sorta di grande icona contemporanea. Il fondo, infatti, è dipinto di un giallo oro, mentre Benedetto indossa un lungo saio di un suggestivo color cielo. Intorno alla vita ha la cintura di corda con i nodi. Con una
mano benedice, con l’altra tiene una gabbietta aperta, a ricordare la sua condizione originaria. Ci sono due altri dettagli cui è interessante prestare attenzione. Il volto è molto contemporaneo, con i cappelli fitti e ricci che vediamo sulla testa di tanti ragazzini immigrati nelle nostre città. È un santo giovane. Ai piedi, invece dei sandali, Palmintieri gli ha fatto indossare delle scarpette da calcio: il murales infatti si affaccia su un campetto in erba sintetica. I ragazzini che giocano su quel campo penseranno che il santo nero che li guarda dall’alto in fondo è uno di loro. Ed è anche uno di cui fidarsi.
Quest’opera trasmette numerosi messaggi positivi e facili da comprendere. Ovviamente il primo e più immediato viene dal colore della pelle di Benedetto. Un santo nero, omaggiato da un’immagine in dimensioni così gigantesche, racconta di una società in cui i processi
di integrazione sono avvenuti e avvengono con grande naturalezza,
con il cattolicesimo in un ruolo chiave. Il murales testimonia poi della funzione che la Street art sta assumendo in tanti contesti difficili. È interessante poi sottolineare come sia cambiata la sensibilità degli artisti, che sempre più spesso si fanno carico di costruire immagini che aiutano processi di coesione, oltre a contribuire ad abbellire quartieri spesso abbruttiti e abbandonati a se stessi. Un abbellimento che non è solo una faccenda estetica.
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