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toccarsi il petto in segno di dolore e di perdita, oppure chi le congiunge in segno di preghiera.
Facendo ciò Bolin vuole dimostrare il cambiamento, ovvero come la generazione presente possa trasferirsi dall’Africa all’Europa, speranzosa di poter vivere felice attraverso l’avviamento di un processo d’integrazione. Gli africani possono godere il frutto di centinaia di anni di progresso europeo e convivere benissimo pur provenendo da culture diverse e da Paesi con un grado di sviluppo diverso.
Memory Day fa sempre parte del ciclo di fotografie intitolato Migrants.
Lo scatto raffigura più di 200 migranti distesi sulla spiaggia
dove sono approdati, con il corpo dipinto di un colore giallo sabbia. «Possono sembrare cadaveri, ma il mio intento era descriverne l’arrivo e l’inizio del loro futuro. Nello scatto alcuni migranti hanno gli occhi aperti e guardano in avanti come se stessero scrutando il futuro», sono le parole di Liu Bolin, che vuole raffigurare l’inizio di una nuova vita che, a differenza della fotografia, non sarà di un colore spento ma potrà assumere tutte le tonalità possibili.
L’opera è strettamente collegata alla precedente, dal momento che i migranti, dopo essere approdati, si ritrovano con la speranza di poter essere integrati e trovare un loro posto nell’Unione Europea, come espresso in Blue Europe. Infatti, i migranti presenti nella fotografia hanno partecipato a profonde interviste in cui condividevano la loro esperienza e si mostravano fieri, speranzosi e soddisfatti di essere stati i soggetti di un’importante opera di sensibilizzazione della loro condizione.
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