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  C’è un luogo a cui da sempre scrittori e poeti sono particolarmente affezionati: il mare. Sul mare navigano imbarcazioni enormi e piccolissime, che dalla terra ferma sembrano immobili. In realtà,
si tratta, di micro mondi con i loro codici. Un ruolo importante nel codice della navigazione è “l’omissione di soccorso”. Dalla terraferma ci si interessa poco della vita di mare tranne quando qualcuno grida all’emergenza. Il numero delle persone che cercano di attraversare il Mediterraneo è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni.
Il tema delle migrazioni viene affrontato spesso dai governi di tutta Europa. Le operazioni delle ONG (organizzazioni senza fini di lucro, impegnate in diverse attività) sono al centro di polemiche perché accusate di favorire i flussi illegali. In realtà le loro operazioni di soccorso hanno come obbiettivo quello di salvare persone in difficoltà, secondo il codice della navigazione. Proprio a bordo di una ONG tedesca (l’Aquarius: noleggiata nel febbraio 2016 dal SOS Méditerannée per pattugliare le acque del Mediterraneo) a Novembre del 2017 sono saliti il giornalista e scrittore Marco Rizzo e il fumettista Lelio Bonaccorso. I due hanno scritto un libro di graphic-journalism (genere di fumetti in cui gli avvenimenti non sono fittizi ma appartenenti alla storia e alla realtà, narrati in forma giornalistica) intitolato “Salvezza”.
Questa storia nasce dalle testimonianze raccolte dai due artisti: ci
sono loro stessi, con i loro volti e le loro emozioni, ma soprattutto ci sono i viaggi di chi ha percorso il deserto in cerca di una vita migliore, la denuncia di chi fuggiva dalla guerra e miseria ma che è rimasto prigioniero in Libia, i racconti di chi ce l’ha fatta e i sorrisi di chi ha salvato loro la vita. Oltre alle storie dei migranti, si conosce la vita sulla nave e le difficoltà che si incontrano in ogni viaggio. Appena vengono salvati c’è un nuovo ritmo nella narrazione: dapprima la lentezza
della partenza e dell’attesa delle richieste di soccorso, sostituita poi da esperienze incredibili.
Sono stati usati colori monocromatici, in cui sono ammessi solo quelli riconducibili alla salvezza e speranza come l’arancione e il bianco dei giubbotti di salvataggio.
I giornali parlano spesso di accoglienza e integrazione ma pochi sono i racconti sul momento di contatto tra chi viaggia e chi accoglie. Grazie al
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