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  che si dispongono in maniera circolare, creando una barriera che scoraggia l’intrusione alle stesse specie marine.
Ciò si può intendere come una metafora di come tutti noi siamo soggetti ai movimenti e alla volontà del mare, ricordando come noi esseri umani siamo parte di un unico sistema: un ciclo perpetuo che parte e ritorna al mare, ricordando che siamo tutti vulnerabili e fragili singolarmente, ma al tempo stesso apparteniamo a un grande sistema naturale comune.
A terminare il museo, alcuni fotografi voyeur se ne stanno a guardare “Photographers”. Nel museo subacqueo le sculture indossano abiti contemporanei e sono intenti nelle loro attività quotidiane come leggere un libro o scattare fotografie; inoltre ogni scultura ha gli occhi chiusi, dando così alle figure un’atmosfera pensosa e spettrale.
L’artista afferma: “Ognuna delle sculture ha gli occhi chiusi, non solo per proteggere gli occhi del soggetto, ma perché dà una qualità sognante e senza tempo”.
Sicuramente altra opera maestra di Jason Taylor de Caires è “La
zattera di Lampedusa”. Si tratta di una scultura appoggiata sul fondale sabbioso di Lanzarote che rappresenta un gommone con a bordo tredici emigrati che cercano di raggiungere il salvagente chiamato Europa. Le tredici statue, realizzate con calchi di gesso, ricordano volti di persone realmente sbarcate a Lanzarote, anche se il titolo dell’opera è dedicato all’isola italiana di Lampedusa considerata dai profughi la “preferita” per approdare nel continente europeo.
Questa opera prende ispirazione dal dipinto “La zattera della Medusa” del pittore francese Théodore Géricault, il cui destino tragico e allegorico dei sopravvissuti sulla zattera riflette lo stato d‘animo dei soggetti della “Zattera di Lampedusa”.
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