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ad addormentare il drago. Rubato il vello, Giasone e i compagni si danno alla fuga e il giovane porta con sé Medea come sposa.
Medea uccide suo figlio (part.), Anfora a figure rosse, 340 a.C., Parigi, Luovre
Una variante del mito racconta che Medea, per ostacolare l’inseguimento del padre, uccide il fratello e ne disperde le membra a una a una, in modo che il re rallenti per raccogliere i resti del figlio. Nel mentre, a Iolco, Pelia uccide i genitori di Giasone; quando il giovane arriva in città con il vello d’oro e scopre l’omicidio, vuole vendicarsi. A questo pensa ancora Medea, che convince le figlie di Pelia a bollire il padre in un calderone di acqua bollente con delle erbe magiche, facendo loro credere che si tratti di un incantesimo per ringiovanire.
Dopo alcune peripezie Giasone e Medea, 45
banditi da Iolco, giungono nella città di Corinto: è a questo punto che la tragedia di Euripide ha inizio. Giasone decide di sposare Glauce, figlia del re della città, Creonte, il quale a sua volta pretende che Medea e i suoi due figli siano esiliati: Creonte e gran parte del popolo di Corinto, infatti, temono la presunta malvagità della donna, barbara e maga. Giasone accetta e cerca inutilmente di far accettare la cosa a Medea, che si dispera per l'abbandono e il nuovo esilio. Di fronte all'ingratitudine e all'indifferenza di Giasone, Medea si adira e medita una tremenda vendetta. Fingendo di volersi rappacificare con la nuova famiglia del marito per il bene dei figli, manda come dono nuziale una veste finissima e una corona d'oro alla giovane Glauce, la quale, non sapendo che i doni sono intrisi di un potente veleno, li indossa, per poi morire fra fiamme e dolori strazianti. Il padre Creonte, corso in aiuto, tocca anch'egli il mantello, e muore atrocemente. Ma la vendetta di Medea non finisce qui: secondo Euripide, per assicurarsi che Giasone soffrisse e non avesse discendenza, dopo un'angosciosa incertezza Medea vince la sua natura di madre e uccide i loro piccoli figli, per poi fuggire con un carro trainato da cavalli alati inviatole dal Sole, padre di suo padre.
La grandezza di Atene dal tempo delle guerre persiane si era accresciuta sia con il rafforzamento della democrazia, di cui Pericle dal 461 a.C. divenne il più autorevole esponente, sia con il progressivo espansionismo della sua politica imperialista. Nell’ambito dei provvedimenti più discussi e significativi di Pericle vi fu la nota introduzione nel 451 a.C. di una nuova legge che permetteva ai soli figli di entrambi genitori ateniesi la possibilità di godere dei diritti politici, sociali ed economici connessi alla cittadinanza ateniese. Invalidava di fatto tutti i matrimoni misti e non riconosceva i figli come cittadini greci, anzi venivano esiliati insieme al genitore straniero. Inoltre, nel 431 a.C., Sparta dichiara guerra ad Atene, e il suo esercito invade l’Attica: ha così inizio
 




























































































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