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  Liu Bolin, diplomato a Pechino in scultura presso Accademia Centrale d'Arte Applicata, è un’artista poliedrico e fortemente evocativo, soprannominato da molti “L’artista invisibile”.
Nel 2015 decise di realizzare a Catania un progetto che raccontava, in modo evocativo, l'attuale fenomeno dei processi migratori dall'Africa all'Europa. Negli scatti di questo recente ciclo, l'artista sceglie dei luoghi emblematici in cui mimetizzarsi (attraverso la pittura corporea): i barconi su cui sono state effettuate le traversate di centinaia di migranti, alcune spiagge su cui essi approdarono, oppure elementi fortemente evocativi per chi è in cerca di una nuova realtà, come, ad esempio, la bandiera europea, intesa come simbolo di un nuovo futuro.
Principale caratteristica dell’artista è la rappresentazione di luoghi emblematici, problematiche sociali, identità culturali note e segrete attraverso l’idea del nascondersi per diventare cosa tra le cose, per denunciare che tutti i luoghi, tutti gli oggetti, anche i più piccoli, hanno un’anima che li caratterizza e in cui mimetizzarsi, svanire, identificarsi nel Tutto. Si tratta dunque di una filosofia figlia dell’Oriente, ma che ha conquistato il mondo intero.
Secondo alcuni critici, Blue Europe, opera che fa parte del ciclo Migrants composto da sei fotografie scattate a Catania, è lo
scatto che forse rappresenta meglio la speranza e il senso di integrazione. I corpi atletici e dolenti dei ragazzi sono dipinti di blu, con lo stesso colore della bandiera dell’Unione Europea, in una posa che ricorda una pietà contemporanea. La maggior parte dei gesti e degli sguardi degli uomini convergono verso una figura quasi centrale. Di fronte a questa scena, vengono presentate le diverse reazioni degli uomini: alcuni rimangono impassivi con uno sguardo perso nel vuoto, altri invece chinano il capo o si voltano dall’altro lato, mettendo le mani avanti per non vedere
la scena. Elemento importante sono le mani: c’è chi le usa per
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