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Assai diverso è invece il gatto lottesco, che sembra aver preso la scossa e non riuscire a sottrarsi a quella “scarica” divina che parte dal gesto dell’Onnipotente nella parte su- periore del dipinto e si concretizza nella  gura dell’Arcangelo inginocchiato, in secondo piano rispetto alla Vergine Annunciata
Sulla presenza dei gatti nell’arte esiste un’in- tera letteratura, non solo di chi ha voluto ripercorrere l’importanza di questo immanca- bile compagno di vita domestica nelle opere d’arte dall’epoca degli antichi Egizi al XX se- colo (per citare qualche titolo “I gatti nell’arte” di Stefano Zu  o l’analogo titolo di Desmond Morris), ma anche di chi, come Susan Herbert nel suo The Cats Gallery of Arts ha voluto sostituire ai personaggi di celeberrimi dipinti (la “Venere” e la “Primavera” di Sandro Botticelli, la “Gioconda” di Leonardo, i “Coniugi Arnol ni” di Jan Van Eyck, opere di Renoir, Watteau, Boucher, per citarne solo alcuni) dei felini “antropizzati”, ma non troppo, in simpatici e curiosi atteggiamenti
Tornando all’Annunciazione di Recanati, in primo piano rispetto al gatto nel dipinto di Lorenzo Lotto, La Vergine è una giovanissi- ma popolana, vestita con un abito rosso con sopra una sorta di sopravveste frangiata, la quale, assai confusa, invece di volgersi ver- so l’Arcangelo e verso l’inginocchiatoio con il libro di preghiere aperto, coinvolge noi, gli spettatori, nel porsi una mistica domanda su quale sarà il destino suo e del Bambino che arriverà
Questa confusione o, come è stata de nita già dallo storico dell’arte Pietro Zampet-
ti -il primo che dedicò al Lotto una mostra monogra ca al Palazzo Ducale di Venezia nel 1953- questa “inquietudine” delle  gure del dipinto contrasta con la quiete dell’interno lussuoso, descritto con  amminga precisione: dietro la Vergine il già citato inginocchiato-
io, di legno chiaro, il letto a baldacchino che ricorda il “cubo” delle Annunciazioni di Hans Memling più che il baldacchino circolare del rilievo di Sansovino a Loreto, la  nestra con vetri piombati, la cu a da notte, la candela, l’asciugamano, i libri sulla mensola e lo sga- bello con la clessidra Quest’ultima sembra voler o rire un preciso rifermento temporale,
mostrando che la sabbia dell’ampolla su- periore corrisponde ai tre quarti, a indicare che è trascorso solo un quarto del tempo dell’anno: siamo infatti al 25 marzo, il giorno dell’Annunciazione, nove mesi prima della nascita di Gesù
Sullo sfondo, un arco rinascimentale apre ver- so un elegante giardino all’italiana, altrettanto quieto e sereno quanto l’interno della stan-
za di Maria: al di là di una classicheggiante balaustra si vede un bellissimo cielo terso, percorso da qualche rara nuvola, sul quale si stagliano un pergolato di rose, un pino marit- timo e un cipresso, in un insieme sontuoso ed elegante, non certo un’umile dimora, nonos- tante l’abbigliamento semplice della Vergine, di cui si diceva prima
Questo straordinario brano di paesaggio è una prova della maestria pittorica veneziana: se, infatti, all’inizio del’500 Firenze esercitava il primato del disegno, ai pittori della Laguna spettava il primato nella qualità degli sfondi e dei colori Vivissimi sono nel dipinto i blu,
i rossi delle vesti della Vergine e dell’On- nipotente, delicatissimi il celeste del manto dell’Arcangelo e il rosa del pavimento
Va ricordato inoltre che l’intera scena dell’An- nunciazione si svolse nella Casa le cui Sacre Pietre, trasportate secondo la tradizione dagli angeli in volo, sono conservate nella Basilica di Loreto, distante solo pochi chilometri da Recanati: non solo il Lotto visitò più volte la Basilica durante i suoi soggiorni marchigiani, come indica il già citato riferimento al rilievo con lo stesso soggetto del Sansovino, ma vi realizzò anche un importante San Cristoforo, recentemente ricollocato all’interno del San- tuario e diversi altri dipinti conservati nel Mu- seo Ponti cio Santa Casa dove si trova anche un capolavoro incompiuto, la Presentazione di Gesù al Tempio, “l’ultimo grido, forse il più alto di un pittore Incompreso” (Pietro Zampet- ti, Lorenzo Lotto a Loreto e Recanati, Loreto 1980), nel quale il pittore fa capolino da una porta laterale di accesso al Coro, l’attuale Cappella Spagnola
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