Page 2 - Demo
P. 2

Arte Lombarda 191-192 | 2021 | 1-2 | FILIPPo MArIA Ferro
  1. Michel Dorigny da Simon Vouet, Loth e le figlie, 2. Lucas Kilian da Joseph Heintz il Vecchio, Il ratto di Proserpina, 1605. 1639.
Giuseppe, con le sue elaborazioni delle mitologie, prefigura l’avvento di un barocco pieno nella pittura lombarda5, in sinto- nia con i Montalto e con Ercole Procaccini. Il nuovo corso si fa poi ben evidente dopo il viaggio romano del 1667, favorito da Bartolomeo Arese, il potente senatore per il quale esegue affre- schi nella villa di Cesano Maderno, nel 1670, ed imprese asbur- giche. Si precisano i rapporti con la famiglia Borromeo, e con gli intellettuali milanesi protetti da Vitaliano VI6. La cerchia com- prende Carlo Maria Maggi7, il matematico Pietro Paolo Cara- vaggio8, e il poeta Tommaso Ceva9, anch’egli matematico, amico di Francesco de Lemene. Maggi, Borromeo, Caravaggio, Ceva, Giovanni Battista Borella, Giovanni Giacomo Semenza si trova- no a ragionare di filosofia e un luogo di discussione erudita è l’Accademia dei Faticosi presso il convento dei Teatini, creata da Giovanni Borromeo e di cui Vitaliano è principe dal 1660. Per Giuseppe di notevole importanza è la relazione con il Maggi, dal 1661 nominato segretario del Senato per desiderio dell’Arese di cui è amico. Maggi in particolare frequenta la villa di Cesano
5 FERRO, 2003.
6 G. DE CARO, Borromeo, Vitaliano, in Dizionario Biografico degli Italiani, 13, Roma 1971, pp. xxxx.
7 Carlo Maria Maggi, prima di divenire autore delle opere di teatro dialettali che lo renderanno celebre, prepara testi per Vitaliano VI destinati a essere rap- presentati all’Isola Bella. Su invito dell’Arese scrive un epigramma e compone la pastorale in musica La Lucrina in occasione del passaggio a Milano nel 1666 di Margherita Teresa, figlia di Filippo IV di Spagna, per andar sposa all’impe- ratore Leopoldo I d’Asburgo a Vienna; cfr. R. CARPANI, Drammaturgia del co- mico. I libretti per musica di Carlo Maria Maggi nei «theatri di Lombardia», Mi- lano 1998; E. BUFACCHI, Maggi, Carlo Maria, in Dizionario Biografico degli Italiani, 67, Roma 2006, pp. xxxx.
82 8 Caravaggio compone un breve testo poetico e lo manda a Vitaliano VI pro-
Maderno e per tale dimora è autore «di molti versi di commento ad alcune vaghe pitture ed imprese disposte sul muro»10.
Giuseppe Nuvolone tuttavia non segna solo lo stile e le novi- tà del repertorio iconografico. Il suo ruolo nell’orizzonte del ba- rocco di Lombardia è soprattutto culturale. Un momento cru- ciale al riguardo coincide con i suoi passaggi a Brescia, dove è at- tivo almeno dal 1675 sino al 1703. La città respira l’atmosfera che abbiamo visto a Milano e rappresenta un crocevia di interes- si d’avanguardia. Personalità come Fortunato Vinaccesi11 e l’Ave- roldi12 catalizzano un clima di riflessioni internazionali, e svilup- pano cultura umanistica e cultura scientifica in stretto connubio e in continuo mutuo scambio.
Nel 1999, nell’ambito di una idea pionieristica di Marco Bo- na Castellotti13 venne presentata un’opera singolare di Giuseppe Nuvolone, un’Allegoria della Geografia14 (fig. 3), parte di un ciclo comprendente le figure delle varie scienze (pare esistessero alme- no quattro quadri), concepite nello spirito della parigina Acadé- mie royale des Sciences fondata nel 1666 da Luigi XIV su suggeri-
ponendogli di porlo su una delle porte dell’Isola Bella.
9 G. GRONDA, Ceva, Tommaso, in Dizionario Biografico degli Italiani, 24, Roma 1980, pp. xxxx.
10 L. A. MURATORI, Vita di Carlo Maria Maggi, Milano 1700, p. 35.
11 V. NICHILO, Fortunato Vinaccesi. Vita, viaggi e passioni di un letterato da ri- scoprire, in «Civiltà Bresciana», XV (2006 /1-2), pp. 85-101.
12 V. NICHILO, Ritratto di Giulio Antonio Averoldi. Un letterato nella Brescia tra Sei e Settecento, in «Civiltà Bresciana», XVI (2007/4), pp. 195-214.
13 La ragione e il metodo. Immagini della scienza nell’arte italiana dal XVI al XIX secolo, catalogo della mostra, a cura di M. Bona Castellotti, E. Gamba e F. Maz- zocca, Milano 1999.
14 Giuseppe Nuvolone, Allegoria della Geografia, olio su tela, cm 203 × 295, collezione Alberto Subert; cfr. F. M. FERRO, in La Ragione e il metodo..., 1999,
 

















































































   1   2   3   4   5