Page 24 - marini
P. 24

XXII matteo marini
affronta il tema delle infrastrutture presentando i risultati di un modello econometrico che pone in relazione la perfor- mance di queste ultime con la prosperità economica nei 50 Stati americani. Tali risultati sono utilizzati per stilare una classifica degli stessi, in base all’efficienza delle infrastrut- ture considerate. Le conclusioni rilevanti ai fini della nostra discussione sono le seguenti: lì dove la maggior parte delle comunicazioni stradali cade sotto la giurisdizione statale, si trova un indice di performance infrastrutturale superiore alla media nazionale, mentre lì dove il ruolo preminente è giocato dalle municipalità, si trova un indice di performance infrastrutturale tra i più bassi di tutti gli Stati Uniti.
Come si vede, notevoli sono le differenze tra le politiche di coesione al di qua e al di là dell’Atlantico, e sono proprio queste differenze che fanno apprezzare l’utilità dei convegni internazionali come le due giornate che si sono tenute ad Ar- cavacata di Rende. La mia personale interpretazione di queste due differenti storie è che negli Stati Uniti i primi due stadi di una politica di coesione (infrastrutturazione e sviluppo comunitario) si erano già conclusi ben prima della fine della seconda guerra mondiale, ma che l’assenza di una politica di coesione di livello federale abbia determinato nei decenni successivi un ritardo nell’ammodernamento delle infrastrut- ture viarie nelle aree rurali, ritardo che oggi deve essere col- mato con politiche specifiche. Le ricerche qui presentate ci dicono che queste politiche, data la natura dell’investimento, risultano più efficaci se progettate a livello statale che non a livello comunale. In Europa e in Italia, invece, dopo aver infrastrutturato il territorio rurale negli anni Trenta e Cin- quanta, e aver tentato di diffondere la pratica dello sviluppo comunitario negli anni Novanta, è giunto adesso il momento di compiere un salto di qualità che ci avvicini alle condizioni dei cugini nordamericani in tema di innovazione imprendito- riale e di efficacia burocratica. Il mio timore è che gli obiettivi della smart specialization (S3) vengano invece vissuti qui nel Mezzogiorno come gli ennesimi vincoli “imposti dall’alto, da Bruxelles”, mentre si dovrebbe interpretarli come sfide della
































































































   22   23   24   25   26