Page 7 - Arthur cona Doyle
P. 7

Tirai fuori la pistola e la poggiai sull’angolo del tavolo.
Holmes aveva portato una lunga canna sottile che posò sul letto, accanto a sé, insieme con una scatola di fiammiferi e un mozzicone di candela. Poi abbassò al minimo la lampada e restammo così nell’oscurità. Rintoccò la mezzanotte, l’una, le due, le tre, e ancora eravamo lì seduti in silenzio in attesa che accadesse qualcosa. D’improvviso, in direzione del foro di aerazione, brillò un raggio di luce che subito scomparve, poi si sentì un forte odore di olio che bruciava e di metallo riscaldato. Nella stanza accanto qualcuno aveva acceso una lanterna cieca. Sentii il rumore di un leggero movimento poi tutto ritornò silenzioso; ma l’odore si faceva più intenso. Per mezz’ora rimasi seduto con l’orecchio spasmodicamente teso. A un tratto, si sentì un suono smorzato, strusciante. Nell’attimo stesso in cui lo sentimmo, Holmes balzò dal letto, accese un fiammifero e percosse violentemente e ripetutamente il cordone del campanello con la canna.
«Lo vede, Watson?», gridò. «Lo vede?»
Ma non vedevo nulla. Nell’attimo in cui Holmes fece luce, sentii un sibilo, basso e distinto, ma l’improvviso chiarore mi abbagliò e non riuscii a vedere la cosa contro cui il mio amico si era scagliato con tanta veemenza. Riuscivo però a vedere il suo viso, mortalmente pallido e sconvolto dall’orrore e dal disgusto.
Aveva smesso di colpire e stava guardando in alto, verso il ventilatore, quando il silenzio della notte fu rotto dall’urlo più lacerante che avessi mai sentito. Un ululato rauco di dolore, paura, rabbia.
«Che significa questo?», chiesi con voce rotta.
«Significa che è tutto finito», rispose Holmes. «Prenda la pistola e andiamo nella stanza del dottor Roylott.»
Uno strano spettacolo si presentò ai nostri occhi. Sul tavolo c’era una lanterna cieca, con lo schermo semiaperto, che gettava un vivido raggio di luce sulla cassaforte di ferro con lo sportello accostato.
Accanto al tavolo, su una sedia di legno, sedeva il dottor Roylott. In grembo, teneva il bastone con il lungo guinzaglio che avevamo notato durante il giorno. Il mento era rivolto verso l’alto e gli occhi fissavano un angolo del soffitto con uno sguardo spaventoso e immobile. Attorno alla fronte era arrotolata una strana fascia gialla con delle macchie marroni che sembrava cingergli strettamente il capo. Quando entrammo, non si mosse.
«La fascia! La fascia maculata!», bisbigliò Holmes.
Feci un passo avanti. Improvvisamente quello strano copricapo ebbe un fremito e dai capelli si rizzò la testa piatta e triangolare e il collo dilatato di un orrendo serpente.
«È una vipera di palude!», gridò Holmes. «Il rettile più velenoso di tutta l’India. Roylott è morto dopo dieci secondi dal morso. È proprio vero che la violenza ricade sul violento, e il cacciatore finisce nella trappola che ha preparato per la sua preda.


































































































   5   6   7   8   9