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Sergio Andreozzi
La pittura di Sergio Andreozzi corre nella sua ricerca tra immaginazione e realismo.
Sergio vive la sua arte con la capacità dell’assetato di cultura e conoscenza nella sua
fame insaziabile, con continui riferimenti attinti da tracce del passato, senza mai
perdere il senso di modernità o ancor meglio di contemporaneità e coraggiosamente
rivisitati con le regole del colore, in concetti che hanno in se un romanticismo onirico,
con il concetto del desiderio e non del gioco.
Tutto corre verso una luminosità di fondo che esalta il progetto, ma non perde il senso
dell’umano, l’uomo anche se spesso celato nell’opera, vive nella sua arte, difendendo
le speranze che aprono verso la continuità.
Molti pittori , oggi, scelgono di trattare temi e soggetti della realtà quotidiana,
astenendosi da ogni sentimentalismo.
Spesso si cerca la freddezza espressiva che toglie senso all’arte stessa, con Andreozzi si
va contro corrente ...l’uomo, la sua solitudine, la necessità di attingere ad una poetica
quasi spirituale, consentono all’opera interpretazioni plurime che aprono a speranze
desiderate.
Mille ombrelli sospesi, difendono quell’intimità che troppo spesso è violata, sembra
voler isolare l’uomo della strada dai perigli che possono turbarlo... ma l’uomo dov’è...
timoroso, forse timido ma è lì in quella strada immaginaria.
Il gioco delle onde di cui si avvertono li spruzzi, su una spiaggia nostrana, ci fa sentire
la presenza umana come in un immagine fotografica, siamo di qua dall’immagine,
oltre il mezzo meccanico che immortala la natura o accanto al pittore e la sua tela ,
l’uomo osserva e spera di essere il regista di questa scenografia ...
Per i pittori realisti, né la natura, né le immagini di vita, possono avere una qualsiasi
idealizzazione, perchè, “un oggetto astratto, invisibile, che non esiste, è estraneo
all’ambito della pittura”.
Una teoria che credo si possa confutare...l’uomo ha necessità di credere, immaginare
ma sopratutto sperare...
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