Page 102 - L'INVENZIONE DEL BUIO
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Lui - Cicale!
Io - Sì, mai vista una cosa del genere. Di solito sono molto
più discrete. Le senti ma non le vedi. Qui invece basta
camminare per vederle svolazzare da un tronco all’altro. A
decine. Sciamano come moscerini. Davvero straordinario.
Lui - Mi fermerei volentieri, per riposare un po’.
Ma dobbiamo proseguire.
Io - Come mai tanta fretta?
Lui - Concentrati sulla corrente. Senti? L’aria arriva a folate
regolari. Succede quando nelle vicinanze c’è un vortice.
Questo tipo di mulinelli, srotolandosi, produce a distanza
leggeri colpi di frusta. E dove ci sono vortici del genere,
di solito ci sono profonde ferite nella terra.
Io - Hai ragione. Laggiù s’intravede un canyon.
Lui - Lasciala andare. Ormai siamo arrivati. Ed è tempo che
vada per la sua strada.
Io - Però mi ero affezionato. Vederla precipitarsi così nel
burrone mi dà un po’ le vertigini. Ho bisogno di sedermi
un attimo. Tu invece sembri completamente a tuo agio.
Forse perché non vedi il baratro che si apre dinanzi a te.
Lui - Tuttavia lo sento. E come! Sai, dopo la catastrofe
abbiamo capito che bisognava smettere di fare calcoli. Di
pensare che la vita sociale fosse basata sul riconoscimento
dei reciproci interessi. Piccoli mattoni razionali che,
componendosi tra loro, formano la stabile architettura
del sistema. Oggi preferisco legarmi a chi sembra andare
contro i suoi immediati interessi. Chi si avventura senza
sapere bene dove sta andando. Chi cammina sul filo
senza avere la certezza di non cadere. Hai fame? Assaggia
questo.
Io - Questa specie di bacca pelosa? Sicuro?
Lui - Sì.
Io - D’accordo.
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