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Si è molto spesso accennato a civiltà, più o meno recenti, in possesso di cognizioni che
               stridono con il loro  bagaglio storico e culturale, oltre che con la loro  posizione
               geografica rispetto alla fonte di tali informazioni.
               Per quanto questo  argomento risulti quasi abusato,  e il riportarlo come  prova di
               alcune affermazioni sia ormai una costante, non possiamo esimerci dal constatare
               che, in assenza di altre logiche spiegazioni (tra l’altro mai fornite),  rimane  un
               argomento ancora oggi valido e convincente.
               Uno  degli  esempi che, almeno da  un punto di vista temporale e di raccolta  della
               documentazione, ci riguarda più da vicino, è di certo quello che riguarda una tribù
               africana stanziata nel Mali settentrionale: i Dogon.
               Robert Temple,  autore di “The Sirius  Mystery”, si imbatte casualmente in  alcune
               ricerche che descrivevano questo popolo, riportando parte delle loro credenze; ebbe
               così modo di leggere che I Dogon fanno spesso riferimento a degli esseri venuti dal
               cielo, più precisamente dalla stella Sirio, che questi stessi esseri, chiamati Nommo,
               avevano il corpo di pesce (si ripropone il mistero di Oannes), e che portarono i primi
               rudimenti di civiltà sulla terra circa tremila anni fa.
               Incuriosito da questa tradizione, approfondì la ricerca, ottenendo risultati ancora più
               sbalorditivi; la tradizione dei Dogon, infatti, non soltanto riportava la conoscenza di
               Sirio, ma parlava anche della sua invisibile compagna, Sirio B, chiamata “stella del
               grano” e descritta come formata da una materia molto più pesante di quella della
               Terra.
               In effetti Sirio ha veramente  una compagna,  una nana  bianca costituita  da  una
               materia talmente  densa  che una  quantità di  essa,  corrispondente  più o meno alle
               dimensioni di un  pisello, avrebbe un peso di circa mezza tonnellata; inoltre, come
               affermano anche i Dogon, Sirio B percorre un’orbita ellittica completa in un periodo
               di cinquanta anni.
               La stessa Enciclopedia britannica ha definito il sistema filosofico dei Dogon molto più
               complesso rispetto a quelli appartenenti alle altre tribù africane, addirittura vicino
               per difficoltà alla stessa teologia cattolica;  non  dimentichiamo infine che  gli stessi
               Dogon sanno che la  Luna è  “secca e morta”, conoscono  Saturno e lo disegnano
               circondato da un anello, conoscono le lune di Giove e sanno benissimo che i pianeti
               ruotano intorno al sole.
               Ufficialmente viene risposto a questo quesito spiegando che i Dogon “avevano sentito
               parlare” di queste cose da alcuni turisti e missionari; in realtà i due antropologi che
               per primi studiarono questa tribù, Marcel Griaule e Germane Dieterlen, giunsero nel
               Mali soltanto durante il 1931.
               Nessuno, nel periodo precedente, aveva avvicinato la tribù, e anche se la teoria delle
               nane  bianche risale al 1928, per quale motivo  degli esploratori o  dei missionari
               avrebbero sentito il  bisogno di spiegare a una tribù appena ritrovata le ultime
               scoperte dell’astronomia? Ci sarebbero di certo state ben altri argomenti dei quali
               occuparsi, oltre che un problema di linguaggio non certo da sottovalutare.
               E’ importante infine sottolineare che Griaule, prima di poter essere ammesso a
               condividere le antiche tradizioni dei Dogon, fu costretto ad attendere per un periodo
               di sedici anni.






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