Page 184 - vol.9.FOTORACCONTI.4_Neat
P. 184
Tempo fa, riguardando il mio vecchio archivio di negativi e diapositive, ho co-
minciato, dopo anni, a riscoprirlo; ogni immagine mi tornava a parlare, quasi di
ognuna ricordavo esattamente dove e quando era stata scattata e che emozione
o sensazione mi aveva procurato; rivivevo quei percorsi e quei momenti ma sen-
tivo che non mi bastava, mi sembrava che i soggetti di quelle fotografie, inter-
preti in-volontari di un trentesimo di secondo che ci aveva accomunato, quasi
tutti guardandomi negli occhi - non ho mai “rubato” una foto -, mi chiedessero
di essere riportati in vita, anzi ad una nuova vita che li svincolasse dagli stretti
margini della loro quotidianità fatta di pellicola o carta, ormai storicizzata, per vi-
vere avventure differenti, raccontare nuove storie con altri interpreti anch’essi de-
siderosi di altro e di altrove, magari chiamando a fare “comparsate”, o ad
assumere un ruolo primario, personaggi di ben altri lignaggi e con ben più blaso-
nate storie.
Ed ecco che i personaggi, anzi, le persone, anche quelle fino a quel momento
marginalmente relegate nell’angolo di un fotogramma, chiedevano di essere li-
berate, forse sognando un’anarchia in cui tutti gli incontri e tutte le opzioni fos-
sero possibili.
Io non ho fatto altro che accontentarle, ma il mio tentativo di chiuderle in nuove
storie dai margini conclusi non sempre riesce, quasi sempre qualcuno mi sfugge
in un sussulto di anarchico protagonismo.
Ed io lascio fare.
Un'opera nasce perché è nell’aria, per una sensazione, un'emozione, perché è ar-
rivato il suo momento, quel momento e non un altro, non si può rimandare a
tempi più comodi, a condizioni più favorevoli. È lì che attende solo di essere ma-
terializzata, necessaria come il respiro, inconsistente come l'aria. Bisogna solo
eseguire.
Realizzo questi “teatri fotografici”, queste “sceneggiate tridimensionali” - non sa-
prei come altro definirle e forse non spetta a me farlo - con stampe digitali ad
Opere esposte in una mostra.
alta risoluzione, colla, legno multistrato e attrezzi vari, assemblando i diversi ele-
menti, personaggi e sfondi, su più livelli per formare la scena tridimensionale.
Opero in maniera assolutamente artigianale, in cui la creatività si coniuga con
una manualità quasi “operaia”, della quale ho riscoperto il valore educativo,
umano e sociale.
Lo spunto creativo nasce dalla posa di un personaggio, da una situazione ritratta
nelle immagini fotografiche di partenza o da un’idea astratta che voglio rappre-
sentare.
Questa è un’epoca in cui la massima aspirazione delle persone sembra essere
quella di trasformarsi in un’icona standardizzata, codificata e riconoscibile ma ap-
piattita in una serialità connotata da volgarità, banalità e totale assenza di con-
tenuti, caratteristiche assurte a valori fondamentali della società, serialità che, nel
breve volgere di un respiro o di uno show, e per la necessità famelica di un conti-
nuo ricambio, condanna questi personaggi a diventare materiale di risulta get-
tato frettolosamente nella vasta discarica dell’anonimato, al massimo, affisso al
muro di un’officina o nella cabina di un tir.
Ed io invece dò spessore, corpo e anima ai miei personaggi, che ritagliati dalla loro
immagine di origine si accordano in complicità, per dar vita, ognuno da vero pro-
tagonista, ad una nuova dignitosa realtà, di cui questi personaggi, attori in cerca
di storie, sagome piatte in cerca di una dimensione nello spazio e nel tempo, sono
portatori.
Le immagini riprodotte nelle pagine che seguono sono i progetti realizzati digitalmente, punto di
partenza per la successiva esecuzione delle stampe ad alta risoluzione su multistrato opportuna- Esempi delle stampe su multistrato che verranno
mente trattato, da cui sono ricavate le sagome con cui vengono assemblate le opere. poi ritagliate per ricavarne le sagome.