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Nei primi giorni di aprile 1969 ero a Napoli e mi ar-
rivò la telefonata dell’agenzia con la quale a quel-
l’epoca collaboravo “Devi andare subito a Battipaglia
c’è stata una rivolta e anche due morti”.
Il pullman che mi ci portò si rifiutò di arrivare, come
sempre e di norma, nel centro della cittadina e fece
scendere i viaggiatori allo svincolo autostradale di-
stante alcuni chilometri. Per prima cosa cercai di tro-
vare qualcuno che potesse darmi informazioni; trovai
un giovane studente che mi raccontò che il giorno
precedente Battipaglia era stata teatro di una vio-
lenta ribellione popolare scatenata dalla crisi econo-
mica che aveva investito tutto il settore agricolo e
della relativa industria di trasformazione, causando
la minacciata chiusura di due delle maggiori mani-
fatture storiche del territorio, lo zuccherificio ed il ta-
bacchificio, che avrebbe significato la disoccupazione
per moltissime persone in una zona già in grave sof-
ferenza occupazionale. Purtroppo la manifestazione
popolare inizialmente pacifica era degenerata per
l’intervento troppo duro della polizia, i manifestanti
avevano tentato di assalire il commissariato e a quel
punto gli agenti avevano sparato causando la morte
dello studente Carmine Citro e della professoressa Te-
resa Ricciardi che osservava gli scontri dal balcone di
casa sua.
Queste fotografie si riferiscono al giorno seguente a
quello degli scontri; lo stesso giorno in cui erano stati
indetti i funerali delle due vittime. La popolazione
tutta, a gruppi e intere famiglie, si aggirava attonita
ma tranquilla tra gli scheletri anneriti delle camio-
nette incendiate, incredula, seppur consapevole di es-
sere stata protagonista di quanto era accaduto.
Incredibile il numero di ragazzi e bambini che si ap-
propriarono di quei resti facendone giocosi e tragici
trofei. Dopo aver scattato queste immagini, non so
per quale motivo, fui scambiato per il fotografo de Il
Mattino, giornale che era stato molto polemico sul-
l’operato dei dimostranti, e, nonostante dichiarassi
di essere un free lance, mentre il giornalista della te-
stata in causa veniva letteralmente lanciato in aria, a
me fu strappata e distrutta una delle fotocamere, for-
tunatamente avevo, come sempre in queste occa-
sioni, già tolto la pellicola dopo i primi 15/20 scatti,
e forzatamente accompagnato alla stazione e obbli-
gato a partire.
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