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Ecco, quando tutto è finito, quando non hai più casa,
se mai l’hai avuta, più famiglia, se mai l’hai amata,
più sogni e speranze, più niente, neanche la salute,
alla fine di tutto, in fondo al tuo percorso, questo è
il tuo posto, in attesa che finisca anche l’ultima cosa
che ti resta, la vita.
Andai a scattare queste foto con nella testa la me-
moria della scena di Blow-Up, il film di Antonioni, in
cui il fotografo protagonista si mimetizza tra gli ospiti
di un dormitorio popolare per scattare immagini
della loro condizione umana. Come lui nascosi la mia
Nikon in una busta di carta coperta dalla frutta che
avevo acquistato, in portineria dissi che andavo a tro-
vare una degente di nome Santa de Falco, ed era vero.
Era una vecchia amicizia di mia nonna che era stata
una presenza costante ed anche affettivamente im-
portante della mia gioventù.
Fu quasi impossibile non scattare una o più imma-
gini ad ogni degente cui passavo davanti con il passo
fintamente distratto di chi cerca altro, ogni letto uno
sguardo, indagatore, affettuoso, sospettoso, scoc-
ciato, disperato. Man mano che andavo avanti il
nodo alla gola diventava sempre più stretto.
Trovai Santa, mi riconobbe e mi fece un mucchio di
feste, mai si sarebbe aspettata di rivedermi, le detti la
frutta che avevo portato ne fu contenta e mi sorrise
con il suo solo dente superstite, mi rimproverò sol-
tanto per averla scoperta, lei così orgogliosa, in
quello stato e in quel luogo, ma la abbracciai e la ba-
ciai e lei capì che l’affetto che le portavo aveva can-
cellato tutto il resto, almeno per lei.
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