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Quando mi recai la prima volta a San Vittorino Ro-
        mano alla ricerca del santo con le stimmate, non im-
        maginavo di trovarmi di fronte ad una manifestazione
        di esaltazione popolare. Mi aveva spinto più la cu-
        riosità che il vero interesse di realizzare un servizio,
        per cui alla luce di questa realtà nuova per me, decisi
        di organizzarmi e cercai di recuperare contatti per
        avere l’autorizzazione a scattare foto, visto che c’era
        un grosso cartello che lo vietava esplicitamente.
        Non fu facile e alla fine ci riuscii, ma le cose non an-
        darono lisce. Fratel Gino, all’epoca Luigi Burresi, que-
        sto era il suo nome, non era ancora sacerdote, chissà
        per quale motivo mi prese in antipatia, forse perché
        sentiva il mio scetticismo e appena mi vedeva na-
        scondeva le mani segnate, si diceva, dalle stimmate
        come quelle di Padre Pio. Arrivò persino ad additarmi
        ai presenti dicendo che ero un miscredente. Poi con i
        buoni auspici di un suo giovane collaboratore, alla
        fine mi accettò lasciandomi libero di fotografare
        tutto quello che volevo.
        Certo il seguito che aveva era enorme, una folla di
        tutte le età e condizione sociale, nelle processioni lui
        incedeva circondato da numerosi giovani e ragazzi,
        quasi a proteggerlo dalle calunnie che iniziavano a gi-
        rare sul suo conto.
        Accoglieva i fedeli che ricorrevano a lui per avere gra-
        zie, in una piccola stanzetta, uno alla volta, racco-
        glieva offerte, si era fatto promotore del progetto
        ambizioso e un po’ pacchiano per la costruzione di
        un santuario. Era famoso in tutto il mondo, ma a dif-
        ferenza di Padre Pio non diventerà mai santo, anzi.
        Nel 2005 la Santa Sede emise contro di lui un prov-
        vedimento canonico escludendolo dagli uffici religiosi
        e dai Sacramenti e costringendolo a ritirarsi a vita pri-
        vata e con proibizione di comunicare con la stampa,
        troppe chiacchiere su di lui alcune anche provate.
        Certo, però, devo dire che quando ci salutammo lui
        mi abbracciò ed io sentii un fortissimo odore di gel-
        somini emanare dalle sue mani mezzoguantate.
        Suggestione?








                                                                  Il merlo indiano di Fratel Gino che parlava in latino






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