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Forse è l’unico mio reportage in cui non è presente
        l’elemento umano, le persone con la loro vita, che in
        genere sono il mio soggetto preferito; eppure, mai
        come in queste immagini, degli esseri umani queste
        foto raccontano la traccia, le azioni, l’appetito smo-
        dato e rapace, l’abusivismo, la trascuratezza, il disin-
        teresse, la volontà distruttrice.
        Quando decisi di fare questo servizio mi rivolsi all’al-
        lora soprintendente per i beni ambientali ed architet-
        tonici, competente per territorio e materia, Mario De
        Cunzo, persona speciale come poche, che mi ascoltò
        con attenzione, dicendomi poi che il mio sarebbe
        stato un compito arduo perché i proprietari e/o gli
        occupanti, ufficiali ed abusivi, poco avrebbero gra-
        dito che andassi a mettere il naso nei loro affari, non
        necessariamente loschi, ma certamente privati, timo-
        rosi di eventuali azioni delle autorità come espropri,
        ingiunzioni, sfratti e così via.
        Tuttavia dopo alcuni giorni mi fornì l’elenco com-
        pleto delle 122 ville del cosidetto Miglio d’Oro, nate
        come “luoghi di delizie”, con indirizzo, nome di even-
        tuali referenti, proprietari o occupanti, stato di con-
        servazione, breve storia ed eventuali progetti di
        restauro in corso.
        Sarebbe stato un lavoro immenso, il territorio, pre-
        valentemente la fascia costiera o poco più ampia, era
        compreso tra le ultime propaggini della citta di Na-
        poli verso est fin quasi a lambire l’area di Castellam-
        mare di Stabia. Praticamente tutto il territorio ai piedi
        del Vesuvio. Decisi quindi di fare una selezione e sce-
        gliere solo quelle più emblematiche e rappresentative
        per documentarne la realtà e le problematicità. Il de-
        grado strutturale dovuto alla mancanza, più o meno
        colpevole di manutenzione; il degrado ambientale per
        l’utilizzo improprio ed invasivo da parte degli occu-
        panti, proprietari o meno; degrado sociale per l’am-
        massarsi in alcune di queste ville, trasformate loro
        malgrado in alloggi popolari di eterna emergenza, di
        diseredati che poco avevano da condividere con que-
        gli spazi storici; non ultimo l’abusivismo e la specu-
        lazione edilizia che avevano violentato i luoghi.
        Fortunatamente ai giorni nostri alcuni di questi gio-
        ielli sono rinati a nuova vita e dignità, con l’attenta
        opera della Fondazione Ente Ville Vesuviane, e desti-
        nati ad attività culturali di rilievo internazionale.
        Altre ville sono state oggetto di un restauro “pesante”
        mirante ad adattarle ai nuovi gusti hollywoodiani
        degli organizzatori di cerimonie di vario tipo. Ma tan-
        t’è. Pur sempre “luoghi di delizie”, dipende dai gusti.








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