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 Enea fugge da Troia con il padre Anchise, Vaso a figure nere su fondo rosso, 520-510 a.C., Parigi, Louvre
Enea è invece un personaggio appartenente alla mitologia greca e romana, il cui mito viene narrato sia da Omero nell'Iliade sia da Virgilio nell'Eneide.
Enea, figlio di Afrodite e di Anchise, il cugino del re di Troia Priamo, aveva inizialmente rifiutato di prendere parte nella guerra di Troia, ma alla fine decide di schierarsi a fianco del re troiano, comandando un contingente di Dardani. Ettore lo descrive nell'Iliade come un eroe valoroso e molto devoto al culto degli dei, alcuni dei quali, come Apollo, Afrodite, Latona e Poseidone, gli offrono il proprio aiuto in battaglia. Inoltre è proprio l'eroe troiano a comparire in sogno a Enea la notte in cui i Greci sarebbero usciti dal cavallo di legno, preannunciandogli non solo l'imminente tragedia ma anche il suo futuro arrivo in Italia. Durante l'incendio della città di Troia Enea fugge quindi dalla città portando sulle spalle il padre Anchise (che simboleggia il passato di Troia) e il figlio Ascanio (che ne simboleggia invece il futuro), perdendo però la moglie Creusa.
Enea intraprende successivamente un lungo viaggio in mare, accompagnato da molti troiani e guerrieri stranieri loro alleati. Dopo molte peregrinazioni, giunge infine in Italia e conosce il re della città di Laurento, Latino, che gli concede in sposa la figlia
Lavinia, in realtà promessa sposa del re dei Rutuli, Turno, il quale dichiara guerra ai troiani. Dopo una serie di violente battaglie Enea pone fine alla guerra uccidendo Turno e ponendo i Penati (gli dei troiani protettori della famiglia e della patria) sul suolo italico.
Secondo alcuni miti collegati a quello di Enea, le sue generazioni successive avrebbero fondato Roma (Romolo e Remo vengono indicati come i figli o i nipoti dell'eroe, mentre un'altra versione indica Rea Silvia come sua figlia, chiamata anche Ilia, rimando al nome greco della città di Troia).
Enea non è solamente un grande eroe dei poemi classici, ma è da considerarsi anche il primo profugo della storia: infatti, è dovuto scappare dalla sua città in fiamme a causa della guerra con gli Achei per cercare di salvare la propria vita, quella della sua famiglia e del suo popolo, sperando di riuscire a dare loro un futuro migliore, lontano da massacri e violenza. È un uomo che ha visto morire la moglie, i propri amici e familiari tra le atrocità della guerra e durante il lungo viaggio in mare, e come lui sono tante le persone che nella storia contemporanea a cui viene riservato un destino simile. Al giorno d'oggi ci si riferisce ai profughi con il termine hostis, che prima di significare "nemico" e/o "avversario", indicava l'ospite che intratteneva rapporti diplomatici tra i vari clan o famiglie. Nell'Eneide, al contrario, Enea non è designato come hostis ma come hospes, cioè "ospite di riguardo", concezione che sembra ormai del tutto perduta a causa delle ondate di intolleranza, xenofobia e razzismo nei confronti dei profughi, che vengono additati come criminali pericolosi o come clandestini. Ci si basa meramente sui luoghi comuni, ma si dovrebbe andare al di là di essi e favorire una pace e una tolleranza che Enea era riuscito, seppur con molti sacrifici, a creare e credere sempre di più nei valori di solidarietà, umanità e condivisione sul quali tutte le società dovrebbero basarsi.
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