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Se si guarda il numero di sbarchi in Spagna e in Grecia, sono dei numeri molto più grandi di quelli italiani e quindi indubbiamente bisogna tenere conto anche di questo per evitare conflitti tra i territori del sud dell’Europa.
La questione su quali porti si potrà legittimamente e serenamente sbarcare per poi attivare il meccanismo di distribuzione è ancora in discussione. Certo è che questo primo segnale lo fa la politica, e sembra che sia stato lanciato.
Forse val la pena segnalare che dentro lì si annida una serie di pericoli, uno di questi è che si tratta di un meccanismo in deroga alle norme del diritto di Dublino, per cui agli Stati che non accettano questa distribuzione cosa succede? Possono essere sanzionati o non possono essere sanzionati? Gli esperti di diritto stanno discutendo. Una cosa in Europa forse si è riuscita a capire, ovvero che fare i sovranisti con la pelle degli altri è troppo comodo; voler difendere i propri territori e poi fingere di appoggiare in Italia coloro che hanno la stessa posizione, significa far entrare in contraddizione le due cose.
Il parlamento europeo aveva firmato per una riforma del trattato di Dublino, ma non è mai andato avanti perché i singoli paesi non hanno avuto la forza politica di mandare avanti quella riforma. Ci sono grossi pericoli per l’Italia in questo; se si aboliscono i decreti sicurezza, che sono un insieme di modifiche di altre leggi, sarebbe impossibile dire di abrogare tutto.
Bisogna quindi fare cose semplici che sono possibilicomenonfidarsitroppodellecortie dei giudici, ma non siamo riusciti a sollevare unasolaquestioneincostituzionalesenon
quella dei richiedenti asilo sull’iscrizione anagrafica.
Però possiamo comunque fare qualcosa, scendere nel concreto; tutti ci rendiamo conto che in questa tripartizione assurda ci sono i migranti economici e i rifugiati politici ma ci sono anche i soggetti fragili che comunque non siamo in grado di riportare nel paese perché non potrebbero usufruire dei diritti dati dalla costituzione, i diritti minimi per la vita.
Non si rimandano indietro perché l’articolo 10 afferma che non si può far tornare indietro una persona che non può godere dei diritti costituzionali minimi. Questo dato elementare unito all’inserimento costituivano il permesso umanitario, che va ripristinato il prima possibile.
Per fortuna i danni fatti da questi decreti dal punto di vista dell’accoglienza sono ridotti, nel senso che, grazie a una sentenza della cassazione, a tutti i richiedenti prima del 5 ottobre viene dato il permesso umanitario; inoltre bisogna tener conto che le domande dopo il 5 ottobre sono state pochissime essendo molto lunghi i tempi. Quindi questa deve essere una spinta enorme visto che i danni sono stati contenuti grazie a questa interpretazione data dai giudici. Ci sono dei soggetti fragili a cui bisogna dire:<<Non ti posso riportare indietro>>. Sono pochi i numeri che sono stati accolti con un permesso umanitario che va però ripristinato, è questo il nodo giuridico da sciogliere.
Per quanto riguarda il Progetto Sofia, si tratta di avvisare le guardie costiere che dovranno poi stabilire loro cosa fare. Non è una missione di salvataggio ma solo una protezione delle coste; andrà segnalato
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