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5. L’ANALISI REGIONALE





            Dall’esame della classe di durata fino a 30 giorni si evidenzia la forte incidenza della Regione Lazio sul totale
            delle cessazioni, pari al 50,4% (57,5% nel 2019), che si attesta ben oltre la percentuale nazionale, pari al 28,6%
            (35% nel 2019). Scomponendo ulteriormente il dato in osservazione per ulteriori sottoclassi, emerge come
            tale incidenza sia riconducibile al considerevole peso dei rapporti di lavoro cessati con durata effettiva pari a
            1 giorno, che nel Lazio registra il valore massimo, pari al 30,4% (37,2% nel 2019), a fronte dell’8,5% nazionale
            (13,3% nel 2019), legato in particolare ai rapporti di lavoro nel mondo dello spettacolo. Dopo il Lazio, le inci-
            denze maggiori della medesima classe di durata, con valori lievemente superiori alla media nazionale, sono
            ravvisabili in Lombardia (8,8%) e in Campania (8,6%), contesti nei quali persiste una spiccata frammentazione
            dei rapporti di lavoro legata al ruolo giocato da alcuni particolari settori. Nelle altre Regioni le quote dei
            rapporti più brevi risultano tutte in diminuzione nel periodo 2019-2020.
            Allo stesso modo la crescita dei rapporti di lavoro con durata superiore a un anno, che a livello nazionale
            passa da 16,7% a 19,4%, interessa tutte le Regioni, seppure in misura differente. I contesti occupazionali del
            Nord rivelano, infatti, una dinamica delle cessazioni caratterizzata da una quota considerevole di rapporti di
            lavoro di lunga durata, più di quanto rilevato nelle Regioni del Centro e del Mezzogiorno. A conferma di ciò si
            osserva, infatti, che le Regioni con la quota più elevata di rapporti cessati dopo almeno un anno dalla data di
            attivazione sono la Lombardia (28,8%), il Piemonte (27,6% del totale), il Friuli-Venezia Giulia (27,3%) e il Ve-
            neto (26,5%); valori ben superiori alla media nazionale si riscontrano anche in Liguria, Toscana, Umbria, Mar-
            che ed Emilia-Romagna (Tabella 5.2).
            Il confronto tra le variazioni percentuali nel triennio 2018-2020 mostra una generale riduzione delle variazioni
            percentuali dei rapporti cessati riferiti alle diverse classi di durata in tutte le Regioni. Tale riduzione assume
            valori particolarmente elevati per i contratti con durata inferiore a 30 giorni, soprattutto quelli brevi fino a
            tre giorni e in particolare quelli fino a un giorno. Considerando questi ultimi contratti, nel 2020, a fronte di
            -47,4% rilevato a livello nazionale, valori particolarmente elevati si registrano in Umbria (-70,5%), in Toscana
            (-63,9%), Liguria (-63,1%) e in Molise (-61,5%), mentre nel Lazio si assiste a una diminuzione inferiore rispetto
            a quella osservata nelle altre Regioni (-38,2%) (Tabella 5.3).
            Riguardo ai contratti di maggiore durata, oltre un anno dalla loro attivazione - che a livello nazionale mo-
            strano un calo, seppure più contenuto rispetto agli altri contratti (-4,1%) -  si possono individuare a livello
            regionale alcuni estremi, costituiti da una parte dalla Valle d’Aosta (-10,7%), il Molise (-9,9%), la Campania
            (-9,6%), con variazioni negative superiori rispetto alla media e, dall’altra, Regioni in prevalenza del Nord quali
            la Provincia Autonoma di Bolzano (+12,3%), il Friuli-Venezia Giulia (+5,9%), l’Emilia-Romagna (+2,2%) e l’Um-
            bria (+0,9%) che registrano una crescita delle cessazioni per tale classe di durata, in controtendenza con il
            valore nazionale.




































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