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bozzoli, che venivano comprati a Fuscaldo o a Catanzaro e venivano
            allevati perlopiù a casa.

            L’industria  del  baco  da  seta  si  limitava di  solito  alla  trattura, complicate
            operazioni che partivano dal bozzolo e giungevano alle matasse di seta.
            Alcune artigiane provvedevano a tessere con i telai le lenzuola, le coperte
            e tutto ciò che serviva alle spose. Per sviluppare l’allevamento del baco si
            estesero gli impianti di piantagioni di gelso. Rimangono ancora luoghi con
            toponimi legati alla  sua coltivazione: la fontana di  “’Mpedi i cievuzi”, a
            ridosso delle mura del Palazzo Ducale e la curva di “Cievuzi i ‘do Stanu”,
            chiamata così per il proprietario Stanislao Caruso, in contrada
            Acquafabbricata.

            Tale produzione e l’allevamento del baco suggerì a Gaetano Campagna di
            aprire una filanda, nei locali del palazzo dei Sanseverino, che funzionò fino
            all’inizio del Novecento.

            L’attuale Via Amedeo era chiamata “le Forge” perché vi erano le officine dei
            fabbri fuori dell’abitato. Dopo la Prima Guerra Mondiale ve ne rimasero solo






























             Officina fabbri, quartiere “Le Forge”


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