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Direttori dʼorchestra a scuola dal Maestro - Il Sole 24 ORE
Data 9 settembre 2017 Pagina
Foglio 3 di 7
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«ITALIAN OPERA ACADEMY»
Direttori d’orchestra a scuola dal Maestro –di Carla Moreni | 09 settembre 2017
Protetta dietro ai silenzi bizantini di Ravenna, al terzo anno di attività e incentrata sull “Aida” di Verdi, l’ “Italian Opera Academy” di Riccardo Muti si presenta con un duplice profilo: da un lato è luogo eletto di alta formazione per i giovani direttori d’orchestra di domani, dall’altro è un progetto-pilota, interamente sostenuto dal mecenatismo privato, mirato all promozione autentica dell'opera italiana, esemplare “made in Italy”, vincente nel mondo.
Incontrastata, da oltre quattro secoli. Forte di un successo che conquista nuovi appassionati, dai Paesi Arabi all’Oriente. Non un caso se l’ “Italian Opera Academy”, con la direzione generale di Domenico Muti, dopo la tappa l’anno scorso in Corea, sia prenotata per l’anno prossimo a Tokio. Ma se è così bene in salute, florida e appetitosa, perché l’opera italiana ha bisogno di nuove cure? Perché oltre seicento diplomati, con curriculum ragguardevole, da tutto il mondo, Australia compresa, hann fatto domanda per essere ammessi alla scuola di Muti? Anziché girare la domanda al Maestro, siamo andati sul posto. E in fitta due giorni, sui quattordici di corso intensivo, da mattina a sera, al Teatro Alighieri, sono uscite tante risposte.
Tante riflessioni, che riguardano sì la bellezza assoluta del nostro patrimonio musicale, ma ancor più la differenza clamoros nei risultati, quando lo si interpreti con fedeltà e competenza, e quando lo si consegni alla banale routine. Tra tagli, aggiunt aggiustamenti. «Si usa suonare così, lo avete sempre sentito cantare così», si accende Muti. «Guardiamo invece la partitura: c’è scritto. E il povero Peppino, questo disgraziato, ha scritto tutto quello che voleva!».
Peppino naturalmente è Verdi. Il Maestro si erge a suo paladino, con energia instancabile, idee chiarissime. Esattamente quelle delle battaglie e conquiste degli anni della Scala. Intorno a lui, sul palcoscenico, ci sono i suoi musicisti dell’Orchestra Giovanile Cherubini, fondata quattordici anni fa, e col pregio di una spiccata personalità: fatta di scuola, certo; non di improvvisazione. A fronteggiarli, schierati a destra e a sinistra, di qui stanno i cantanti, di là i direttori, che a turno si altern sul podio. Sono in cinque, e vengono da Austria (Katharina Wincor, 22 anni, la più giovane, unica donna), Italia, Svizzera Iran e Finlandia (Kaapo Ijas, il più formato). Sui leggii “Aida”, che in forma antologica verrà eseguita domani, in prova generale, e poi martedì, diretta da Muti; per concludersi giovedì prossimo in un concerto di gala, interamente affidato agli allievi dell’ “Italian Opera Academy”.
Assodati il rigore di analisi e la fedeltà al segno, tratti fondanti dell’estetica del Maestro, alle sue lezioni si imparano molte al cose. E colpisce che, pur attraverso parole sempre rigorosamente attinenti la musica (pratiche, concrete, impregnate di ques linguaggio) i loro riverberi vadano a spaziare oltre, raccontando il teatro della scena, ma insieme il teatro della vita. Il ruolo direttore, ad esempio, centrale in questi corsi, viene costruito con una serie di infinite preziose indicazioni, che si potrebbero pari pari trasporre dal podio a un qualsiasi altro ruolo di comando. «Stai rilasciato. Guardali. Abbi fiducia in l Sono loro che ti salvano. Usa poche parole. Non perdere la loro attenzione». Ecco alcuni dei precetti. E poi: «Sono
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