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che per maiali e galline. Ricco di antiossidanti, vanta comunque buone doti sedative ed analge- siche ed è astringente. Lo troviamo nei campi di grano perché ama i terreni arati, cresce e si svi- luppa solo in funzione dell’attività umana e in particolare in associazione con la cerealicoltura.
Con l’uso odierno di diserbanti e pesticidi, ol- tre agli uccellini e agli insetti, purtroppo anche i papaveri che coloravano i mesi di mietitura hanno disertato molti campi. Dai suoi peta- li, ricchi di antociani rosso vivo, si estraeva un tempo e si estrae ancora in Marocco un rosso violaceo impiegato per belletti e rossetti o per tingere la lana, e dal suo frutto i bambini rica- vano un piccolo ‘timbro’ a stellina da imprime- re sulle mani o sulla fronte.
DOVE SI TROVA
Cresce soltanto nei campi che sono stati colti- vati e dove la terra è stata smossa, spesso dove si coltiva il grano, ma anche ai bordi delle stra- de, nei ruderi, nelle aiuole o nei prati soleggiati. Comunque in prossimità di attività antropiche, e perlopiù in pianura e in collina. Secondo la tradizione bisognerebbe evitare di raccoglierlo nei campi di fave, e per ricavarne i principi at- tivi sarebbe meglio raccoglierne i petali in giu- gno, a fine luna.
QUANDO RACCOGLIERLA
Si raccolgono le giovani rosette basali da feb- braio ad aprile, poi si possono raccogliere i petali, da consumare con moderazione. Scon- sigliamo l’uso dei frutti: attendiamo piuttosto che le capsule mature si secchino per raccoglie- re i semi.
COME SI RICONOSCE
Ha una rosetta basale fitta e quasi cespuglio- sa, piuttosto dentellata, appena vellutata sotto, di un verde scuretto-bluastro e di un diametro fino ai 25cm. La leggera peluria che copre le fo- glie è delicata e consente comunque di gustarle
crude in insalata. Le foglie, grandicelle, hanno una forma che somiglia a quella della rucola ma sono seghettate ai bordi e con le punte affuso- late. Tagliando la pianta alla base produce del lattice bianco. Quando cresce il gambo centrale, è peloso e ramoso e raggiunge i 60cm di altezza. I boccioli tendono a penzolare e sono racchiusi in un morbido cuscinetto verde pelosissimo. Il fiore, di un diametro di circa 5 cm, ha quattro petali disposti a coppa, sottilissimi, leggeris- simi, lucidi e di un rosso carminio smaglian- te, con stami nero-violacei. Sono così delicati che non resistono neanche se appena raccolti vengono messi in vaso. Il fiore si trasforma in frutto, una capsula a forma di calice con molte camere contenenti i semi.
PERCHÉ CI PIACE
Le foglie del papavero offrono raccolti abbon- danti e di sapore gradevole: anche se legger- mente pelosette sono morbide e dolciastre, e si prestano perfettamente alla preparazione di insalate. I boccioli ed i fiori sono squisiti oltre che decorativi, e dei semi sappiamo bene che si usano molto sia in cucina che nei prodotti da forno: opportunamente tostati, profuma- no di mandorla... Le diverse parti della pianta contengono vitamine B1, C, E, tannini, mucil- lagini, potassio, calcio, magnesio ed oligoele- menti. Sebbene il papavero dei nostri campi non contenga tracce di morfina e acido meconico (componenti allucinogene del papavero da op- pio), è ricco di alcaloidi isochinolinici calmanti e narcotici. È dunque noto sin dai tempi anti- chi per le sue doti sedative, antispasmodiche e leggermente soporifere, oltre che analgesiche ed emollienti. È particolarmente indicato con la malva per il mal di pancia e il mal di denti, e con la camomilla contro l’insonnia per bambini e anziani, dato che agisce in maniera delicata. Per secoli nelle famiglie contadine la “papave- rina” (papavero pestato) è stata aggiunta alle pappe dei bimbi per farli dormire più sereni e
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