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da ottobre 2017 a gennaio 2018 7
L’incipit della relazione, dopo i saluti di rito, è stato “mi chiamo Alessandro Vescovini, sono un imprenditore” una breve pausa e poi riprende “non lo dico per vantarmene, ancorché sia orgo- glioso di esserlo, ma perché sono consapevole che in provincia di Gorizia la figura dell’impren- ditore puro è rara“.
prime: “Abbiamo preso una fabbrica vecchia, con chiazze d'olio ovunque (puzzava, proprio così: puzzava di olio e di ferro) e oggi ne abbia- mo una ad emissioni zero. Ricicliamo tutto, e già nel 2007 sono stato il primo in regione a co- struire un grande impianto fotovoltaico. Non siamo stati agevolati in questo, tutt’altro; e co- munque accolti dallo scetticismo di tutti. Poi si è visto che avevamo ragione e oggi molte imprese vi hanno fatto ricorso.”
Per quanto riguarda l’inserimento dei giovani ha sottolineato la consolidata disponibilità dell’a- zienda ad accogliere stagisti e apprendisti, ma ha lamentato che troppo spesso non trovano copertura significative posizioni specializzate all’interno dello stabilimento. Ciò è dovuto al ritardo della programmazione scolastica rispetto alle esigenze in rapida evoluzione delle imprese, ma anche ad un ormai diffuso abito culturale che spinge a snobbare il lavoro in fabbrica an- che se di alta o altissima specializzazione “ sem- plicemente perché non è considerato prestigio- so. Così diventeremo tutti umanisti, ma non ci sarà più lavoro».
Molto critico il giudizio sulla gestione del Fondo Gorizia, troppo spesso utilizzato per sovvenzio- nare istituzioni o manifestazioni private anziché sostenere le imprese, scopo per il quale è stato creato. Sarebbe auspicabile invece indirizzare le risorse residuali (rispetto all’obiettivo principale) al sostegno delle start-up -ha detto- perché “il miracolo di uno che ha idee va aiutato”.
Troppo rara per poter dare una svolta significa- tiva ad una economia che fatica più che altrove ad uscire dal lungo tunnel della crisi. La causa di questa anomalia nel paese delle mille piccole imprese va ricercata nella storica presenza pre- ponderante dell’industria pubblica in metà del territorio e di numerose istituzioni pubbliche, spesso erogatrici di fondi (pubblici), a sostenere l’altra metà. Un simile ambiente ha evidente- mente trascurato l’urgenza di sostenere la na- scita e la crescita di nuove imprese, creatrici di posti di lavoro e perciò portatrici di un benesse- re diffuso. E oggi che lo Stato sta arretrando ovunque, Gorizia e la sua provincia ne risentono pesantemente.
Percorrendo la propria storia imprenditoriale, Vescovini ha posto l’enfasi sugli ostacoli buro- cratici e culturali che lui e il suo gruppo hanno dovuto superare negli oltre venti anni di attività in territorio goriziano. Una storia di successo, nonostante tutto (iniziata alla fine degli anni ’80 con l’acquisizione della SBE, uno stabilimento che occupava 180 dipendenti e che oggi ne con- ta 500 in Regione, senza contare quelli che ope- rano nelle altre unità produttive tra cui la sede storica di Reggio Emilia), ma anche una storia di sfide continue superate grazie ad almeno due peculiari caratteristiche imprenditoriali: la capa- cità di innovare e l’ininfluente necessità di ricor- rere a finanziamenti esterni che hanno messo il gruppo al riparo dai principali fattori di crisi delle imprese goriziane nell’ultimo decennio (scarsa competitività e credit-crunch in presenza di scarsa capitalizzazione).
Alta l’attenzione anche alle problematiche am- bientali e alle opportunità per i giovani. Per le
Infine, un breve cenno al problema immigrazio- ne, fenomeno che se gestito correttamente po- trebbe aiutare a riequilibrare il divario tra entra- ta e uscita di “cervelli” dall’Italia invece di ag- giungere nuovi problemi ai tanti oggi irrisolti.
L'esposizione del dott. Vescovini era stata pre- ceduta dal saluto del Presidente della Fondazio- ne Ca.Ri.Go., dr.ssa Roberta Demartin, e da un breve intervento dell’assessore monfalconese Ciro Del Pizzo.


































































































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