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Behavioral Optometry
BOAF Volume1 Number1 2012
vivere in un campo veramente ridotto, e rendendoli effettivamente ciechi . Senza l’abilità di avere l’at- tenzione a fuoco, potrebbe essere difficile appren- dere e la memoria breve . Il mondo offre al cervello molte più informazioni di quelle necessarie. Uno dei primi passi è filtrare queste informazioni in modo da consentire al cervello di poterle esamina- re. Come risultato tendiamo a percepire una cosa intera prima dei suoi intricati particolari . Per esempio, vediamo un volto come unità al posto di guardare ai suoi lineamenti individuali. A causa del fatto che i nostri cervelli sono capace di focalizzare solo una piccola parte di input provenienti dai no- stri organi di senso, possiamo seguire deboli input dall’informazione più chiara quando richiesto. Per esempio,siamo coinvolti in una conversazione a un party quando una discussione più interessante arriva attraverso la stanza alle nostre orecchie, siamo in grado di escludere l’informazione accura- ta della discussione vicina e concentrarsi mag- giormente su quella più distante. La nostra abilità di non prendere in considerazione input irrilevanti è cruciale;senza di essa potremmo essere costan- temente in pieno allarme. Questo è il motivo per cui una persona potrebbe sobbalzare udendo un rumore improvviso, ma solo la prima volta. Un dot- tore esperto è in grado di non considerare molti dei dettagli di un esame, concentrandosi solo su quelli importanti. E quella è spesso la chiave, cosa è im- portante nel mondo di una persona. Qual’è il pro- blema? è il dettaglio o l’ambiente circostante?
Il cervello trova difficile bloccare la percezione, così quando deprivato degli input sensoriali tende a crearne di suoi. Nelle prime fasi della cecità, per esempio, la persona può soffrire di allucinazioni di varia intensità. La deprivazione sensoriale può es- sere volutamente indotta per mezzo del rilassa- mento conosciuta come “ vasche galleggianti”, nelle quali la gente è sdraiata in calda acqua salata nel completo silenzio e al buio. Questa piacevole esperienza può causare lievi allucinazioni. Comun- que, la deprivazione sensoriale può essere usata come forma di tortura.
Sebbene il mondo si presenti frequentemente a noi con troppe informazioni, può anche procurar- cene di insufficienti . L’esperienza ci rende in grado
di riempire i buchi mancanti delle informazioni allo stesso modo con il quale ci aiuta a concentrare la nostra attenzione quando siamo bombardati da una quantità di informazioni irrilevanti . Ci sono molte cose là fuori delle quali dobbiamo essere consapevoli, anche dovessero esserci solo piccoli accenni della loro presenza; i nostri cervelli posso- no riunire frammenti di informazioni provenienti da tutti i nostri sensi allo scopo di riconoscere queste cose. In una giungla, per esempio, potremmo sen- tire il rumore di rametti spezzati sotto i piedi e ve- dere un movimento confuso e un giallo sfuocato di fogliame. Da questi indizi, improvvisamente pos- siamo percepire una tigre nascosta nella vegeta- zione. Infatti gli umani sono programmati per trova- re collegamenti tra le informazioni nel mondo an- che quando non esistono realmente, la teoria della sopravvivenza stabilisce che è meglio riconoscere una cosa sbagliata piuttosto che non identificare un pericolo nascosto. Ogni volta che guardiamo qualcuno, un oggetto, o una scena i nostri cervelli immediatamente seleziona tutti i particolari in un numero ridotto di categorie. Vediamo una casa, per esempio, composta da finestre e porte, e se guardiamo da vicino possiamo vedere le maniglie, il buco della chiave e la cassetta delle lettere. Men- tre possiamo riconoscere che ogni oggetto è di- verso nel colore o nella forma, questo inutile tipo di dettaglio viene rapidamente rimosso. In altre paro- le, se tutto quello che vogliamo è solo aprire una porta, non abbiamo bisogno di registrarne il colore. Abbiamo solo bisogno di riconoscere che è una porta. Questo processo di catalogazione è anche importante nell’abilità percettiva. La gente percepi- sce in modo chiaro e adeguato anche se spesso è disturbata da suoni dall’ambiente circostante. Sen- za questa abilità non saremmo in grado di dare un senso alla lingua parlata. In modo analogo, etichet- tiamo alcune delle nostre esperienze come “fami- liari”, percependo certa gente, cose, posti come emotivamente più vicine di altre. Possiamo dire che apprendiamo vivendo.
Il processo di apprendimento avviene come risultato di esperienze e pervade la nostra vita. Im- pariamo ad ignorare cose non determinanti, tipo il ronzio del traffico o il colore delle pareti dell’ufficio,
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