Page 13 - L'INVENZIONE DEL BUIO
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sacerdoti della Sacra Pietra. Alle mie spalle, poggiato su
un piedistallo rettangolare d’acciaio, svetta un enorme
cristallo, perfettamente intagliato come un diamante dalle
luminescenze cangianti grigio cenere e acquamarina. Una
folla silenziosa è assiepata sulle gradinate che circondano
il monumento. A un certo punto risuona nella piazza un
nome. Gli altoparlanti lo ripetono più volte. Subito due
sacerdoti, seduti al mio fianco, si alzano, prelevano un
individuo dagli spalti e lo conducono al mio cospetto.
Ora so che tocca a me…
Io - Perché ti fermi? Qualcosa non va?
Lui - No, ho solo la gola secca. Ecco, ora va meglio.
Dicevo, so che cosa devo fare e questo mi riempie
d’angoscia. Con un rapido movimento delle mani,
estraggo dal tizio le sue più oscure proiezioni mentali:
una serie di masse cancerose comincia a danzare nell’aria.
Il pubblico mugugna, poi si mette a ululare: “Correzione!
Correzione! Correzione!”.
Al colmo dell’angoscia, mi avvicino meccanicamente
al cristallo e accarezzo la superficie con pochi gesti
rapidi e precisi, probabilmente un codice di accesso.
Come per magia, la pietra si apre scomponendosi in
tanti cassetti, che in realtà sono un colorato repertorio
di forme tridimensionali. Coni, sfere, cubi, cilindri,
prismi, tetraedri. Il piccolo plotone geometrico si scaglia
all’istante contro le masse informi, che erano rimaste a
fluttuare nell’aria, divorandole una dopo l’altra. Tra uno
scrosciare di applausi, la Pietra torna allo stato originario.
I miei assistenti fanno avvicinare il tizio, il cui volto si
riflette brillando nelle mille facce del diamante.
Al colmo della felicità, l’individuo afferra il microfono,
che uno dei sacerdoti si era affrettato a porgergli, e con
gli occhi gonfi di lacrime si mette a sbraitare: “Vi amo!
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