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ni di mazzi l’anno dalle coltivazioni che erano sorte in Costa Azzurra. Era molto amata anche dalla Regina Vittoria. Già nota ai profumieri, è poi divenuta cara anche ai pasticceri, ed è sorta un’importante industria di violette cristallizza- te, che usava fino a mille fiori per un chilo di confetti. Oggi purtroppo quest’arte è in disuso.
DOVE SI TROVA
Di tutti i fiori è il più timido: cresce sempre all’ombra, nei luoghi più umidi dei giardini, ai piedi degli alberi, nel sottobosco o sotto le sie- pi, purché ci sia un terreno acido e ben drenato, idealmente ricco di humus.
QUANDO RACCOGLIERLA
Le viole, come ben sanno i poeti si raccolgono a marzo. Sbocciano agli albori della primavera abbondanti ma effimere, e vanno raccolte in una ristretta finestra temporale di circa 15 gior- ni. Subito prima, tra gennaio e febbraio potete procurarvi le foglie, e a fine autunno le radici, ma solo a scopo erboristico.
COME SI RICONOSCE
Spesso troviamo le violette raggruppate a cu- scinetti in delle particolari aree di giardino o nei sottoboschi. Si presentano con un tappeto di foglie grandi circa 6-7 cm che sembrano om- brellini sorretti da gambi alti circa 9 cm. Queste foglie sono a forma di cuore dalla punta ston- data e dai bordi merlati in modo regolare, verde erba, glabre ma marmorate di nervature conca- ve. Il fiore, che ci interessa, è riconoscibile per il suo portamento: pende da un gambo arcuato offrendoci alcuni petali allungati verso il bas- so come lobi ed altri tesi verso l’alto che inco- ronano il fiore, di un viola profondo e intenso nel caso di V. odorata, più sbiadito nel caso di V. suavis, con un minuscolo cuoricino bianco e dei pistilli gialli al centro. Anche V. alba fa fiori vio- letti, ma in alcuni casi come possiamo dedurre dal suo nome li fa anche bianchi.
PERCHÉ CI PIACE
Ha un profumo verde, erbaceo e floreale, che
risalta meglio se abbinato a note zuccherine. La
parte che ci interessa in cucina sono i fiori, ma
tutta la pianta sarebbe commestibile. Contiene
molta vitamina A, C, resine, pectine, mucilla-
gini e sali di potassio. L’aspetto delicato e ti-
mido della violetta cela delle insospettabili doti catartiche che si manifestano su piani diversi.
È una pianta ricca di saponine tensioattive e fisiologiche che svolgono azione espettorante. Solleticando la mucosa induce la tosse e pro-
voca l’espulsione del catarro, oltre a sfiamma-
re la gola grazie alle mucillagini: se ne fanno
sciroppi specifici per le affezioni bronchiali.
È lassativa, depurativa, favorisce la diuresi e
la sudorazione drenando i tessuti dalla la ri-
tenzione idrica. Contiene piccole dosi di acido
salicilico, il principio attivo dell’aspirina, che
la rende indicata anche per abbassare la feb-
bre e fluidificare la circolazione negli ipertesi.
È leggermente antinfiammatoria per il tratto 261 digestivo ma anche in applicazione su gonfiori
e irritazioni cutanee. Si dice infine che aiuti a scacciare il mal di testa e i postumi delle sbor- nie: gli antichi greci solevano incoronarsi di violette ai banchetti per superare l’ubriachezza.