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CAPITOLO XXIX: I SEGRETI DI ATLANTIDE RIVISITATI
Come illustrato nel nostro precedente lavoro, una gran parte del quadro cosmologico
unificato che stiamo descrivendo in questo libro è presentato con profusione di
dettagli nelle scritture Vediche, che si autodefiniscono vecchie di 18.000 anni. E’
altamente probabile che l’intera cosmologia di cui stiamo ora trattando fosse già ben
conosciuta nei tempi antichi sia dagli abitanti di Atlantide sia da quelli di Rama. Poi,
oltre 12.000 anni fa, un cataclisma globale causò la distruzione di entrambe le civiltà.
Col passare degli anni, coloro che hanno ereditato le conoscenze scientifiche hanno
avuto sempre maggiori difficoltà a comprendere il “quadro generale”.
Quasi tutte le tradizioni sacre, compresa quella dei Veda, insistevano sull’esistenza di
un ordine nascosto in grado di unificare tutti gli aspetti dell’Universo, e che, con
sufficienti studi e visualizzazioni delle forme geometriche implicite di questo ordine, la
mente dell’iniziato potesse essere connessa all’Unità dell’Universo, permettendo lo
sviluppo di grandi abilità della coscienza e della mente sovrasensibile. Alcune di
queste visualizzazioni hanno preso forma nello studio dei mandala come la formazione
Sri Yantra. Altri hanno preferito dedicarsi a danze nelle quali il movimento e la
musica erano in sintonia con questi schemi geometrici. Altri ancora si sono orientati
sull’assemblare, scolpire e/o disegnare tali forme con un compasso e un righello, da
cui l’importanza del principale simbolo della fratellanza Massonica, composta da una
“G”, che simbolizza “Dio”[1], “Geometria e il “Grande Architetto dell’Universo”,
racchiusa tra un compasso in alto e un righello in basso. Gruppi Pre-Massonici come
i Cavalieri Templari hanno scelto di nascondere queste relazioni geometriche nelle
loro strutture sacre, come le finestre in ferro e vetro delle cattedrali.
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