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Cos’è un fotoracconto.
Alla fine degli anni Sessanta diventò molto frequente l’uso
di privilegiare sequenze fotografiche su un determinato ar-
gomento invece di limitarsi allo scatto unico. Il racconto fo-
tografico divenne perfino una sezione a sé nei vari concorsi
fotografici, amatoriali e professionali.
Il fotoracconto è l’incontro, se così si può dire, tra la street-
photo e il fotoreportage, della prima ha l’occasionalità e la
non programmazione, del secondo la volontà di narrare,
con una sequenza di immagini, più o meno lunga, un avve-
nimento estemporaneo colto, in questo caso, fortuitamente
e, rispetto al fotoreportage, non ha alcuna intenzionalità e
fine commerciale di pubblicazione.
Storie napoletane
I fotoracconti contenuti in questo volume sono stati realiz-
zati tutti a Napoli tra il 1967 e il 1970, prevalentemente nar-
rano di situazioni, luoghi e persone legati dal fil rouge del
disagio, della solitudine, dell’emarginazione e della povertà,
ma anche della dignità, della gioia di vivere, della speranza
e della fede popolare profonda in cui, in mancanza di altre
risorse, ci si può anche annullare. Non folclore, quindi, ma
la vita vera della gente di questa città schiacciata sotto il
peso della sua storia i cui simulacri emergono prepotenti ad
ogni passo a ricordarci un passato terribile e splendido, che,
nonostante sforzi e coraggio, non riesce a diventare futuro.
Per scelta ho sempre scattato le foto a mano libera, non mi
sono mai servito del cavalletto che avrebbe impedito l’im-
mediatezza della ripresa e non ho mai utilizzato, se non in
casi rarissimi, fonti di luce supplementare oltre a quella esi-
stente nel momento della ripresa, affidando all’Ilford HP4 o
alla Kodak Tri X-Pan tirate a 800/1600 o anche più (gli ad-
detti ai lavori comprenderanno) e ad 1/30 di secondo la
possibilità di cogliere immagini, persone, situazioni ed emo-
zioni anche in condizioni di luce precaria, ben consapevole
che queste modalità avrebbero influito sulla qualità tecnica
delle foto, facendo aumentare la grana e correndo il rischio
di scatti mossi, non perfettamente a fuoco o con poca pro-
fondità di campo.
Ma a me interessava avere l’immagine, cogliere e fermare,
in quel luogo ed in quel momento, quell’insostituibile istante
di vita che condividevo con il mio soggetto. Per me era quella
l’essenza della fotografia.
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