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scappando il resto delle persone. Questi dibattiti all’interno del Parlamento Europeo non ci sono. Qualche tempo fa si è visto come la fame viene usata come arma di guerra. In Somalia nel 2015 c’era stata una gravissima carestia che aveva portato allo spostamento di un milione e mezzo di persone dalla Somalia al Kenya; queste persone andavano perché non c’era nulla da mangiare e, quando sono andato con alcuni colleghi giornalisti stranieri in quei territori, abbiamo scoperto che alcuni guerriglieri, approfittando della carestia, erano riusciti a manipolare la filiera economica, poverissima per altro, mettendo il prezzo del riso allo stesso prezzo di un supermercato in Italia. Se già la popolazione è affamata, la tua terra non ti dà niente e le bestie sono morte, si è costretti ad andare via perché non ci si può permettere nemmeno un pugno di riso; tra l'altro i guerriglieri poi entrarono in città e le conquistarono perché erano città pressappoco disabitate. Tecnicamente quelli non erano profughi di guerra somali ma migranti economici che scappavano dall’Africa per la fame e per andare in Kenya; per questo motivo non avevano diritto alla stessa protezione che viene data ai profughi di guerra.
La maggior parte dei profughi che vengono soccorsi in mare sono profughi perché scappano da paesi in guerra e non dipende se sei keniano, sudanese o olandese che vive in Libia. Perché un dipendente italiano dell’Enel in Libia, se scappa in Grecia o in Spagna, ha diritto ad essere aiutato subito perché scappa da una guerra? Tutte le ragioni che per noi sono buone non sono buone per gli altri. Quindi c’è questa manipolazione che esiste già dal governo del cambiamento, e questo aspetto sfugge dal dibattito e oggi siamo al governo dell’umanesimo, che consiste in un segnale che ci arriva dai militari, un segnale molto strano.
Quando mi trovavo sulla “Mare Ionio”, ho ricevuto una lettera di protesta sull’operazione
europea in mare, una lettera che documentava che non ci sono più navi nel Mediterraneo, ma il cielo è pieno di aerei militari e droni che sorvegliano tutto e quindi sanno tutto ciò che succede. È ben strano che, quando hanno recuperato il relitto del gommone, non hanno trovato nessuna traccia sul computer di bordo dei cosiddetti Naftex, ovvero degli allarmi che vengono mandati a tutte le imbarcazioni per dare soccorso. Hanno trovato relitti ma nessun messaggio d’allerta, ma così viene avvertita costantemente la guardia costiera libica. La lettera di protesta afferma che i militari italiani non avvisarono la guardia costiera libica, ma informarono tutte le autorità portuali competenti. Ciò vuol dire che, quando un aereo militare europeo sorvola un gommone anche vuoto, avverte la guardia costiera italiana, quella maltese e quella libica; questo lo dicono i militari che ci stanno informando che loro li hanno avvertiti e che, se questi poi non hanno fatto niente, è un loro problema. Hanno confermato nella lettera di come avviene questa collaborazione per smentire Avvenire. Io penso che questo sia un segno di disagio dei militari che non vogliono più essere complici di questa tragedia che avviene continuamente in mare. Abbiamo pubblicato la lettera con la mia risposta in cui ringraziavo per aver confermato tutto quello che avevano scritto.
Il giorno dopo ho ricevuto un’altra lettera che ringraziava Avvenire per lo spazio lasciato a queste informazioni. Si capisce, quindi, che sta avvenendo qualcosa di importante se persino i militari non vogliono essere complici di questi massacri in mare.
Allora la responsabilità e la complicità politica è molto forte, spetta forse anche ai giornalisti e alla politica e ai cittadini aprire gli occhi ed essere molto più presenti. Non possiamo accettare di essere coinvolti nella morte di migliaia di persone.
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