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fornire anche una serie di beni e servizi: pulizia e igiene ambientale; vitto; utensili per la cucina; abbigliamento, biancheria e prodotti per l’igiene personale basica; una scheda telefonica e/o ricarica; l’abbonamento al trasporto pubblico; l’iscrizione all’anagrafe comunale; l’ottenimento del codice fiscale; l’iscrizione al servizio sanitario nazionale; l’inserimento a scuola dei minori; il supporto legale; la realizzazione di corsi di lingua italiana; l’orientamento e il supporto nell’inserimento abitativo. Gli enti assumono personale di coordinamento e di amministrazione: operatori sociali, psicologi, assistenti sociali, operatori legali, interpreti e mediatori culturali, insegnanti di lingua italiana, addetti alle pulizie, autisti, manutentori. Il personale rappresenta la spesa più importante; la restante quota è destinata all’attivazione di servizi per l’integrazione (borse lavoro, iscrizione a corsi o ad attività sportive o culturali), agli interventi di manutenzione alle strutture e ai beneficiari, i quali ricevono da 1,5 a 3 euro al giorno spendibili a loro piacimento.
I comuni coinvolti sono pochi. Il sistema SPRAR era positivo poiché garantiva la collaborazione tra Stato ed enti locali ed era attento alla distribuzione dei migranti, garantendo un supporto nell’inserimento sociale e prendendosi cura anche di minori non accompagnati e disabili. Il programma, però, aveva bisogno dell’adesione dei comuni e moltissimi non l’hanno mai data per ragioni politiche, nonostante i progetti fossero pagati dallo Stato. Per questo nel 2015 sono stati introdotti i CAS, strutture temporanee da aprire quando si verificano “arrivi consistenti e ravvicinati di richiedenti” che non possono essereaffrontaticonilsistemaabituale.Questi centri rientrano nella prima accoglienza, ma offrono l’ospitalità a lunga durata dei luoghi di seconda accoglienza, perché ormai
essa è tutt’altro che straordinaria, bensì è la modalità ordinaria in cui vengono inseriti i migranti.
A differenza dei progetti SIPROIMI, i CAS possono essere gestiti da enti profit e non profitsuaffidamentodelleprefetture.Possono essere gestiti con l’accoglienza collettiva e quella diffusa: la prima comprende strutture anche di centinaia di persone (hotel, bed & breakfast, agriturismi, case coloniche); la seconda avviene in appartamento e ha un impatto più sostenibile sul territorio in cui viene attuata. Anche i CAS vengono finanziati con il Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo. La retta media fino a dicembre 2018 era di 35 euro per ogni persona accolta al giorno. Il Decreto Salvini ha abbassato di molto queste rette (dal 25 al 39%), data la necessità di tagliare sul personale e sui servizi offerti. Così risultano limitati i servizi per l’integrazione, inoltre spariscono o sono ridotte al minimo le figure professionali per il sostegno e l’assistenza in particolare alle persone vulnerabili. I tagli hanno portato molte cooperative a rinunciare a partecipare ai bandi, di conseguenza sono incentivati a prendervi parte soprattutto i soggettiprivatimenointeressatiallaqualità del servizio offerto e al benessere delle persone.
Il decreto Sicurezza emanato dal ministro Salvini a fine novembre 2018, tra i vari temi, tratta quello dell’immigrazione, per il quale sono stati presi dei provvedimenti:
· Richiesta di asilo politico: vengono aggiunti la violenza sessuale, lo spaccio, il furto e le lesioni aggravate a pubblico ufficiale tra i reati che annullano la sospensione della richiesta di asilo politico, dopo una condanna in primo grado, portando all’espulsione immediata.
· Abolizione protezione umanitaria: 38




























































































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