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Tali iniziative, però, non ebbero l’approvazione dei democratici, che
volevano piuttosto risolvere i problemi reali della popolazione; dal ‘64, infatti,
essi si contrapposero al potere di Graniti e di Balsano e non entrarono, di
conseguenza, nel grande dibattito sulle scelte politiche ed economiche
della città. L’influenza dei Balsano nella gestione della città aumentò
ulteriormente nell’ottobre del 1864, quando Don Ferdinando diventò
deputato del Regno d’Italia.
Egli si distinse subito, tra la rappresentanza parlamentare calabrese, per
intelligenza e cultura, per l’attività giornalistica, per le originali e profonde
interpretazioni di figure religiose, per il fascino dei suoi discorsi. Quando si
dimise da Arciprete, le sue condizioni economiche e quelle della sua
famiglia, a seguito della morte del padre Vincenzo, medico, erano molto
precarie; l’appartenenza al clero in quegli anni offriva il
fianco a critiche feroci e l’incapacità di Don
Ferdinando, pur votando spesso con la sinistra, di
schierarsi a favore di una parte politica per
condividerne le battaglie concernenti la politica
nazionale, lo indussero dopo poco più di un anno a
dimettersi da deputato.
Eppure aveva individuato temi politici
interessanti: si stava progettando in
quel tempo il tracciato della ferrovia
che doveva congiungere il mare
Jonio, Sibari con Cosenza. Poiché
nella relazione del ministro del 25
febbraio 1866 del tronco in questione
non si faceva riferimento, l’onorevole
Busto di Ferdinando Balsano Balsano con altri deputati di Cosenza chiese
al ministro di costruire quel tronco ferroviario attraversando la valle
dell’Esaro. Il ministro accettò quel suggerimento che privilegiava San Marco
e Roggiano, il suo collegio elettorale, e la linea ferroviaria fu realizzata.
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