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VERMOUTH IN PILLOLE
Trattando il sottoscritto ormai diffusamente di Vermouth e Futurismo non poteva che partorire un pezzo che li mescolasse, e che si potrebbe definire come un “vermouth in pillole”.
Un modo diverso per parlarne, lontano dai classici articoli, sullo stile dei racconti dei pranzi futuristi che mescolavano senso dell’umorismo e provocazioni, attingendo però dalla stessa storia che i futuristi volevano distruggere e che io invece voglio assolutamente conservare e trasmettere.
Pochi e chiari concetti che si fisseranno nella mente del lettore e che mi auguro siano da stimolo ad un approfondimento che spero si indirizzi verso la lettura di un testo monografico, anche non necessariamente il mio. Anche se auspicabile, ovviamente.
Iniziamo: Uno dei primi uso dei vini all’assenzio si ha nel nel Regimen Sanitatis della prestigiosa scuola di Salerno, che ne parla come ottimi contro veleni in caso di ingestione di cicuta. Il libro non specifica se casuale o indotta con l’inganno da terzi. Verrebbe da dire, dai nemici mi guardi Dio che dagli amici mi guardo io, bevendo, ovviamente, vermouth.
Soderini nel 1570 nel suo libro “Trattato sulle viti” scrive che la produzione di vini all’assenzio è diffusa in Ungheria e Germania.
Le poche piante aromatiche, assenzio, rosmarino e salvia sono aggiunte al mosto in ebollizione per avere il calore necessario ad un’infusione calda.
Producendo i primi wermutwein i tedeschi si rivelarono, come da tradizione, un popolo parco ed efficiente, ma piuttosto noioso e vedendo la ricetta, anche dotato di poca fantasia, come ebbe spesso a dire Marinetti.
Nel 1583 Carlo Emanuele di Savoia emana un editto a favore dei produttori di liquori affinchè stabiliscano a Torino la loro produzione promettendogli tasse più basse. Borgata Dora Grossa diventa il fulcro della produzione e vive una espansione senza precedenti. Ricetta quanto mai semplice che sembra orami dimenticata dai nostri politici. Sarà un sorso di vermouth che vi seppellirà. Castore Durante nel suo Herbario Nuovo del 1585 è forse il primo a citare l’assenzio come rimedio per l’inappetenza, facendo entrare l’assenzio, di diritto, nel mondo dell’aperitivo.
Questo darebbe il “la” ad una produzione postuma di un Vermouth in suo onore. Se volete fare le cose per bene dite che avete trovato la ricetta in un anfratto del muro della Rocca Flea a Gualdo Tadino. Al vostro confronto l’autore del libro su Teofilo Barla impallidirà. Giovanni Vialardi, cuoco di corte di Carlo Alberto dal 1848 al 1853, prepara un vermouth per il consumo a corte e lo abbina a delle ostriche gratinate.

























































































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