Page 7 - ART IN THE BIN - Catalogo Mostra
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Nel Paese senza memoria e, quindi, senza storia, è straordinario sapere, però, che esistono persone che utilizzano la mente, l’organo umano più affascinante e intrigante, per compiere un qualcosa di diverso. Di accattivante, di interessante, di bello. Perché anche da un rifiuto, ovviamente non tossico, può nascere qualcosa di diverso. E la bellezza è fondamentale per la salvezza dell’umanità. «Se si insegnasse la bellezza alla gente – scriveva Peppino Impastato -, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore».
Organizzare una mostra, incentrandola sul riutilizzo dei rifiuti, come alternativa alla bruttezza e alla pochezza umana, significa stravolgere una mentalità.
La geniale idea dell’amica Paola Ruffino ha scatenato in me una tempesta di emozioni. Perché la verità è banale: da un rifiuto non può, ma deve nascere un’opera d’arte. La creatività di ciascun artista, nel Paese di Michelangelo, Raffaello, Caravaggio, Leonardo, Cimabue, Tintoretto, Botticelli, Masaccio, Modigliani, Fontana, Bernini (e mi fermo per evitare un elenco interminabile) deve essere messa a frutto per immaginare un mondo migliore. Un ripensamento di un passato fatto di cattivi esempi che puzzano di morte.
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