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SAGGIO INTRODUTTIVO
“Dottò, la monnezza è oro”. Questa è la famosa frase di un pentito di camorra pronunciata davanti ai magistrati di Napoli nel 1992. Una frase che non ha mai perso di attualità, in un contesto dove lo sporco affare è diventato, per diversi gruppi di potere legati alla criminalità organizzata (nazionale ed internazionale), il nuovo business degli ultimi trent’anni.
La bravissima collega Ilaria Alpi aveva capito tutto. Da Mogadiscio (Somalia), dove faceva l’inviata per il Tg3 nazionale, la sua inchiesta ha fatto tremare i potenti che gestivano (e che ancora gestiscono) milioni e milioni di euro per i loro traffici internazionali di armi e di rifiuti. Un circuito ben definito, con la presenza di pezzi di Istituzioni deviate, anche del nostro Paese. Ma questa non è affatto una novità. Le cosiddette «menti raffinatissime», individuate dal magistrato Giovanni Falcone (ammazzato nella strage di Capaci il 23 maggio del 1992, insieme a sua moglie e agli agenti della sua scorta), le ritroviamo in tutte le situazioni sporche, in tutte le stragi, in tutti i misteri di questo Paese orribilmente sporco. Un omicidio, quello di Ilaria Alpi (dove perse la vita anche Miran Hrovatin, fotografo e operatore di ripresa), commesso per eliminare una persona che faceva, con professionalità, il proprio dovere. Oggi restano i misteri intorno a quell’omicidio. È accaduto nel 1994 (20 marzo) e ancora si brancola nel totale buio. Checché ne dica un vergognoso presidente di Commissione, avvocato di professione: “Ilaria Alpi era andata in vacanza”. Una volgare bugia per spostare l’attenzione, per non accertare la verità. Per non stroncare l’affare del secolo. Perché è ciò che vogliono i padroni che gestiscono determinate situazioni. Un affare che continua ancora oggi.
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