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Quando non c’era Internet…: le maestre raccontano
“Nei nostri anni bambini, dopo i doverosi compiti tevano in un angolo a “discutere”, qualcuno re regole di comportamento da tramandare di
eseguiti in bella calligrafia il nostro regno era la seduto sui gradini o sui muri del paese. generazione in generazione e far riflettere sulle
strada, immaginando viaggi nel tempo e nello Quello che emergeva era un gruppo affiatato: tradizioni per non perdere l’identità del passato”.
spazio, inseguimenti, controlli, case e paesi, maschi e femmine, poche liti, tanta amicizia.. Era Ascoltando le nostre insegnanti raccontare di quei
dogane e foreste, ponti da attraversare e linee impensabile dover decidere chi scegliere o chi tempi passati, ci è venuta voglia anche a noi di
immaginarie da tracciare. Nella strada si apriva escludere, si condivideva tutto allora…. improvvisarci scrittori riflettendo su due usanze
un mondo di giochi che avevano la loro ben Se si aveva sete ecco pronta la fontanella di del nostro territorio (il “ceppo di Natale” e il
specifica locazione. Nell’angolo i quattro cantoni, acqua sorgiva, fresca e invitante...E le mamme? “fastellino della Befana”). Abbiamo così inventato
contro il muro Palla Pallina, accanto c’era chi Non le vedevi se non per chiamarci quando era due leggende su questi argomenti, ma ci siamo
giocava alla palla alla caviglia da far ruotare ora di cena. Ogni tanto buttavano l’occhio dalla anche voluti improvvisare col “vernacolo rapola-
saltando, o le palline Clip Clap, oppure. sui gradi- finestra mentre stendevano i panni o scendevano nese”….Buona lettura!
ni i padellini per giocare a mamme e i bambo- a caricare la lavatrice. Il gruppo dei più grandi
lotti . Sulla terra battuta si segnava la campana , aveva cura di te e nella strada c’era sempre qual-
da percorrere che anziano che non ti perdeva di vista e, quando
saltando come veniva la sera si metteva a raccontare qualche
cavallette. Con i leggenda, dei racconti fantastici, spaventosi ma
maschi, quando anche gli aneddoti, magari usando il vernacolo
erano stanchi di rapolanese. Lo scopo di ciò era duplice: insegna-
giocare a calcio, si
iniziava il nascon-
dino, ma anche a
girare e saltare la
corda o la
“cavallina”. Ad un
certo punto, maga-
ri in concomitanza
della merenda La leggenda del “ceppo” di Natale
(pane all’olio, al
pomodoro, con
vino e zucchero o Molti molti anni fa, quando la gente abitava nei
con burro e sale) i poderi in campagna, nel paese di Rapolano c’era
più grandi si met- tanta miseria: nei campi non cresceva piu il grano,
Le disavventure di Tonio gli alberi non davano i frutti, negli orti non c’erano
La leggenda del verdure. Nella famiglia di Beppe la situazione era
“fastellino” della Befana C’era una volta un CITTINO che si chiamava critica, perche non avevano quasi piu cibo e i suoi
Tonio. Era alto ALLAMPANATO, secco STRO-
figli tremavano non solo dalla fame, ma anche dal
NITO e portava le BARGELLE perché era BILU- freddo. Era la Vigilia di Natale e Beppe era molto
Una volta la Befana, non era buona come ora, era RCHIO. Per andare a scuola si metteva il GIUB- triste perche i suoi figli e la moglie avrebbero avuto
una strega brutta, cattiva e dispettosa, che si BINO di lana, i CALZONI a CACARELLA e la un Natale infelice. Decise di trovare almeno un po’
divertiva a fare gli scherzi ad adulti e bambini. GIUBBA SDRUCITA E SDERCIATA. Nonostante di legna per riscaldarsi. Nel bosco trovo un bel
fosse ALLESINITO mangiava parecchio: appena
Possedeva anche un ciuchino magro e triste con il alzato la mamma gli faceva trovare pronta una ceppo di quercia che, con fatica, porto a casa e lo
quale andava in giro per i paesi della Toscana. SLEPPA di pane con sopra DU’ FEGATELLI, per mise nel focolare. Nonostante la pancia vuota, i suoi
Un giorno arrivo a Rapolano e si fermo al Piazzo- merenda a scuola portava invece uno STIANTO- bambini si rallegrarono perche il ceppo non solo
ne, dove si divertì a fare scherzi ai bambini, a farli LO d’uva e un CORTECCIO di pane. Una mattina, scaldo la casa, ma divertì i bambini con le sue scin-
dopo aver mangiato, scese nel giardino della
tille che sembravano stelline. La mattina di Natale, il
cadere dalle biciclette, a strappar loro i pochi scuola a fare le BICIANCOLE ma CASCO’ a ceppo era consumato così Beppe raccolse la cenere
giochi che avevano tanto che li costrinse a scap- BABBOMORTO e si fece un BICCIO nella e la sparse nell’orto poi torno nella sua casa fredda.
pare via. Ad un certo punto inizio a tirare forte il CHIORBA. Dopo un po’ di tempo i bambini uscirono a giocare
vento e dopo il vento tanta pioggia, neve, gelo... La maestra gli fece DU’ BERCI e gli disse: -Che e… cosa videro? Nell’orto c’erano cesti di insalata,
GAZZILLORO, non stai mai fermo, sembra tu
La vecchia e il ciuchino rimasero quasi congelati abbia il PALLETICO!-.Quando RIANDO’ a casa la fiori di cavolo, foglie di bietole e rapi, gli alberi
e soprattutto soli! Passo di lì una bambina che mamma gli dette una bella CILACCA.Un altro erano pieni di pomi e di noci…Così la famiglia di
Beppe trascorse un Natale felice e regalo molta roba
veniva dal bosco, dove aveva tagliato due fastelli- giorno mentre NASPAVA sempre nel cortile anche ad altre famiglie. Grazie al ceppo a Rapolano
ni di legna per il suo focolare. Quando vide la della scuola, trovò un ACCHIAPPINO e se lo non ci fu piu carestia. Ecco perche dalle nostre parti
strega avrebbe voluto scappare, ma era così buo- la
na e gentile che le dette un fastellino per scaldar- Vigilia
si,….poi strappo un po’ di erba per il ciuchino. La di
Befana fu così stupita della gentilezza della bam- Natale
bina, che decise di diventare come lei. Ecco per- si usa
mettere
che e tradizione nel nostro paese, la notte dell’E- un bel
pifania, preparare un fastellino per scaldare la ceppo
Befana e aggiungere del fieno per sfamare il suo di
ciuchino. querce
nel
camino. Deve accenderlo pero il capofamiglia, che,
una volta consumato, spargera le sue ceneri nei
mise al naso. Dopo poco cominciò a FRIGNARE; terreni coltivati per tenere lontane le malattie delle
intervenne la maestra che CAVO’ una PEZZOLA piante e propiziare buoni raccolti. Ai tempi della
dalla tasca e gli asciugò le lacrime. Poi gli disse: mezzadria ogni famiglia si radunava davanti al
-Mah, quanto sei STRULLO, smetti di FRICCIO- ceppo bruciante tenendosi per mano e cantando
LARE e fai il BONCITTO!- Anche questa volta in vernacolo lo scongiuro: “Sia felice il ceppo/
gli toccò un bel MANACCIONE dalla mamma che domani è il giorno del pane/ ogni grazia entri in
lo rincorse anche col RANZAGNOLO. questa casa
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