Page 19 - Sfoglia Il prato è in tavola
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la gastronomia. Lenisce le interne ed esterne, e organismo con la sua
tiva e rinfrescante.
anche fama di solle- morale: veniva ag- giunta al vino dagli antichi romani per curare malinconia
infiammazioni rasserena l’intero azione depura- Non a caso ha vare il
Borragine CHI È
La gran Dama delle erbe alimurgiche. Eppure a toccarla, con tutti quei peli erti non sembrereb- be neppure commestibile! Presenta foglie gros- se, grasse e pelose: si dice che il nome
derivi dal latino “borra”, tessuto di
lana ruvida, infatti al tatto da proprio
questa sensazione. Ma dal caos della
sua ruvida apparenza spuntano fiori de-
licati e di rara bellezza. Nell’orto, allontana
i bruchi dalle colture e favorisce la crescita delle fragole. Le sue foglie poi si rivelano un alimento squisito e prezioso, non a caso molti agrituri- smi la seminano per averne poi a disposizione al momento da preparare i famosi ravioli. Que- sta pianta apparentemente scorbutica è buona e tenera da cotta, ed ha virtù che vanno ben oltre
Borago officinalis - Boraginaceae
Erba d’la torta, Succiamèli, Pizzicarrògu, Frisgjula, Gardu mukku, Lingua rada, Limba ‘e boe, Buglossa vera, Malai, Limbuda, Limboina, Boragia, Borai, Boragna, Borrana, Vorragine, Verraine, Vurraina, Vorraccia, Burraccia, Burrania,
Purraina, Urania, Burraxi, Burrasca, Burascena, Borescena, Buraza, Burràs
 e tristezza, e dai
Celti per dare corag-
gio ai guerrieri. Gli anti-
chi Greci invece la usavano
per curare il mal di testa da sbron-
za. Plinio la chiamava “Euphrosinum”
proprio in virtù di questa leggera euforia
che concilierebbe. Sosteneva che i fiori con- sumati in insalata rendono propensi al riso e sgombrano la mente dai cattivi pensieri, le fo- glie e i fiori nel vino danno spensieratezza. Il suo nome in Gallese, “llawenlys”, significa “erba della contentezza”. Secondo Castore Durante era un valido rimedio nelle passioni di cuore.











































































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