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 Silene
Silene latifolia, S. dioica - Caryophyllaceae
CHI È
Orecchio di lepre, Gitoni, Melandrio
Punteggia i prati dove l’erba è alta e i bordi delle siepi a primave- ra, con le sue foglie soffici e pelose, fitte come quelle dei cespi di bieta, poi la pianta si alza e ramifica, producendo bellissimi fiori bianchi o rosati dal ca- lice gonfio come una lanterna cinese. Al suo stesso genere appartengono una sessantina di altre pianti comuni in Ita- lia, ma S. latifolia e S. dioica sono tra le più comuni e diffuse. La silene a mio avviso è la pianta selvatica più sottovalutata di tutte in letteratura e negli usi po- polari: ha un sapore fresco e delicato, vellutato e aromatico che ricorda gli asparagi, ma con sfumature affumicate. Lega bene con la panna e con i funghi e sta divinamente nei ripieni. In primavera se ne trova ovunque e in buone quantità. Cosa possiamo desiderare di me- glio? Il suo nome deriverebbe dalla mitologia gre- ca, ove Sileno, dio del vino, viene rappresentato con il ventre rigonfio ad immagine del calice dei suoi fiori. La radice di silene, ricca di saponine, si può utilizzare come surrogato del sapone dopo averla bollita.
DOVE SI TROVA
Sulle scarpate, fra i ruderi, nelle parti ombreggiate dei prati, sui bordi dei campi coltivati, lungo le strade di campagna. Pre-
dilige suoli argillosi ma ricchi di sostanze nutritive.
QUANDO RACCOGLIERLA
Se ne raccolgono le foglie tenere in marzo e aprile.
COME SI RICONOSCE
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 La silene è ramificata e non presenta una chiara rosetta basale come nel caso delle cicorie, si presenta invece come






















































































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