Page 30 - Bilancio Ordinario 2013
P. 30

28 KINEXIA SPA Bilancio separato e consolidato 2013
periodo di abbondanza di petrolio. Tale situazione contingente rafforzerà l’importanza delle fonti energetiche rinnovabili.
Il rapporto annuale, presentato a Londra nel novembre 2013, prevede un aumento di un terzo della domanda energetica globale entro il 2035, soprattutto in virtù delle aumentate richieste dei Paesi asiatici. Lo scenario ten- denziale globale presenta quindi con una crescita nella domanda energetica ed una parallela diminuzione nella disponibilità di quella che attualmente rappresenta ancora una delle primarie fonti energetiche.
Risulta quindi prevedibile una crescita sostanziale della quota di fabbisogno coperto dalle fonti di energia rinnova- bili che, dalle simulazioni eseguite dall’International Energy Agency, dovrebbero arrivare a soddisfare circa il 40% del nuovo fabbisogno mondiale. Perché questo si verifichi, sottolinea però il World Energy Outlook 2013, occorre un sistema accuratamente progettato di incentivi statali a sostegno delle rinnovabili che diano una certezza di ritorno agli investitori. Per sostenere il previsto livello di distribuzione degli impianti alimentati a fonti rinnovabili, i sussidi statali, che nel 2012 ammontavano complessivamente a 101 miliardi di dollari, dovrebbero arrivare a quo- ta 220 miliardi di dollari nel 2035. Lo shift fra le differenti fonti energetiche avverrà in maniera lenta e costante a meno di rilevanti variazioni nell’ambito delle politiche incentivanti nazionali, in special modo per quanto concerne i paesi in via di sviluppo che, nei prossimi anni, rappresenteranno una quota sempre più rilevante dei consumi energetici globali.
Negli scenari prospettati all’interno del WEO, infatti, il peso percentuale dei paesi asiatici assumerà una pro- porzione decisamente primaria, tanto da rappresentare nel 2035 oltre il 44% della richiesta di energia primaria globale, contro l’11% dell’Europa. La Cina sta rapidamente diventando il primo Paese in termini di importazioni di petrolio, mentre l’India entro l’inizio del 2020 sarà la prima nazione per importazioni di carbone, le due fonti energetiche maggiormente impattanti in quanto ad emissioni di gas serra.
Nonostante la prevista crescita delle energie “pulite”, inoltre, l’Outlook prevede per le emissioni di anidride carbo- nica legate all’energia, un aumento del 20% entro il 2035, cosa che potrebbe contribuire a innalzare la tempera- tura media globale di 3,6 ° C. Tale valore sarebbe molto al di sopra dell’obiettivo internazionale che inizialmente si proponeva di non superare i 2 gradi Centigradi in più rispetto ai valori attuali.
Nonostante l’incremento delle fonti rinnovabili, infatti, nel 2035 i combustibili fossili copriranno ancora il 76% della domanda totale di energia (era l’82% del 2011) e, in particolare, il 57% di quella elettrica (contro il 68% del 2011). L’aumento del prezzo del petrolio, previsto a circa 128$ al barile nel 2035, renderà difatti commercialmente sfrut- tabili riserve in precedenza non interessanti in quanto troppo costose.
Le più recenti stime relative alle riserve mondiali di greggio si sono attestate a circa 2.670 miliardi di barili sola- mente per quanto concerne il petrolio cosiddetto convenzionale, e una quota probabilmente anche maggiore di petrolio non convenzionale (light tight oil, extra-heavy oil e kerogen oil).
Oltre a ciò l’effetto distorsivo dei sussidi nazionali accordati ai combustibili fossili, che nel 2012 nonostante gli sforzi messi in campo hanno totalizzato globalmente circa 544 miliardi di dollari, non faciliterà lo spostamento del mix energetico verso fonti a minore impatto ambientale.
A livello continentale, l’Europa sta attraversando un periodo di ripensamento della propria politica energetica. A fronte di obiettivi posti per il 2020 che si stanno rivelando insufficienti ad arginare i cambiamenti climatici in atto, anche alla luce del periodo recessivo globale, appare di fondamentale importanza definire una politica condivisa che abbia un orizzonte temporale più lungo nonché una natura maggiormente vincolante per gli stati membri. Conclusioni di egual tenore sono emerse dal report pubblicato nel settembre 2013 dalla EWEA (European Wind Energy Association). Una nuova politica energetica che si ponga il traguardo del 2030 avrebbe peraltro l’effetto positivo di incoraggiare una ripresa degli investimenti nel settore che attualmente stanno subendo una fase di stallo in attesa di una presa di posizione forte da parte dei legislatori.
Il report della EWEA prospetta di conseguenza un’importante crescita della quota di energia elettrica generata da fonte eolica che passerebbe dal 7% raggiunto nel 2012 a oltre il 15% come target al 2020 e ad uno sfidante 28,5% per il 2030. Questo ultimo obiettivo implicherebbe la creazione di circa 795 mila posti di lavoro, evitando l’emissione di 646 milioni di tonnellate di CO2 nell’atmosfera e generando investimenti per circa 25 miliardi di Euro a livello continentale.
La prima relazione sui progressi nel campo delle energie rinnovabili presentata nel mese di maggio 2013 dalla sezione Renewable Energy della Commissione Europea certifica la forte crescita dell’energia da fonti rinnovabili sulla scia dell’adozione della direttiva del 2009 nonché degli obiettivi obbligatori per l’utilizzo di tali energie. Ma mentre l’Unione europea nel suo complesso sta al passo con la traiettoria verso gli obiettivi del 2020, alcuni Stati membri devono compiere ulteriori sforzi. Inoltre permangono motivi di preoccupazione per i progressi futuri. Il recepimento della direttiva è stato più lento del previsto e nei prossimi anni la traiettoria sarà più ripida, cosicché


































































































   28   29   30   31   32