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Recessione economica e divari territoriali 113
desiderabile dell’azione degli uomini in quanto ne migliora le condizioni di vita, si deve concludere che esso non dipende soltanto dall’ammontare e dalla crescita delle risorse e da quanto si produce, ma da come le risorse vengono impiegate, da ciò che si produce e da quanti possono disporre dei beni e dei servizi prodotti» (Volpi, ivi, p. 472)5.
Del resto, la political economy ha già messo in evidenza, pur a un livello molto alto di astrazione, come il funziona- mento e organizzazione dei sistemi economici e, più in ge- nerale, sociali sia il frutto di effetti emergenti dell’interazione tra sistemi di regolazione diversi, cioè di insiemi di regole e assetti istituzionali che consentono che le risorse vengano combinate nel processo produttivo, il reddito prodotto di- stribuito e i potenziali conflitti controllati. Nello specifico, già Karl Polanyi aveva individuato tre tipi di logiche o principi di regolazione: lo scambio, la reciprocità e la redistribuzione (1957; 1a ediz. 1944). In termini più recenti, con un’enfasi sulle relative istituzioni, si è parlato di mercato, di reti di solidarietà e di Stato (per fermarci al dibattito italiano si vedano Lange e Regini, 1987, e Trigilia, 1998).
Siamo fortemente debitori a questo dibattito, tuttavia in questo intervento vorremmo provare a scendere di livello di generalità, muovendo dai tipi di regolazione sociale ai mecca- nismi dai quali deriva il benessere individuale e collettivo, che
5. «Se lo sviluppo economico consiste nella crescita del prodotto nazionale lordo (Pil) e nella trasformazione strutturale (settoriale) di un Paese, la sua misu- razione dovrebbe coincidere con la misurazione di questi due fenomeni» (Volpi 1998, p. 471). Cioè, le misure che rilevano solo quelle delle variazioni e andamenti del prodotto nazionale, dell’industrializzazione e della quota di popolazione in essa occupata e della composizione delle esportazioni e altre grandezze signifi- cative per definire la struttura produttiva e le sue trasformazioni. Tuttavia, già il ricorso a queste metriche pone dei problemi di calcolo non indifferenti, per es. il peso che ha l’autoconsumo e le attività economiche informali o sommerse (e da ultimo anche quelle criminali) le quali sfuggono alle rilevazioni statistiche ufficiali. Inoltre, le misure standard di sviluppo non danno conto di come il red- dito è distribuito, il che costituisce un aspetto della struttura economica affatto rilevante per valutare il livello di benessere della sua popolazione (tanto più in tempi di crisi).