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XXVI alfredo del monte
delle istituzioni nelle regioni italiane. Uno dei punti su cui gli studiosi si sono soffermati è come la qualità delle istituzioni abbia influito sulla differente capacità delle regioni meridio- nali di utilizzare pienamente i fondi strutturali europei che sono alla base della politica di coesione.
Le giornate di studio del 18-19 ottobre 2016 hanno voluto inserirsi in questo dibattito in un momento importante quale l’avvio operativo della progettazione del ciclo 2014-2020 delle politiche di coesione europee. Attraverso interventi relativi alla politica per il Mezzogiorno e a quella degli Stati si è vo- luto offrire alle regioni meridionali e alla comunità scientifica alcuni strumenti di riflessione per meglio sfruttare le risorse rese disponibili dalla politica di coesione. Particolarmente interessante risulta il confronto con la politica di sviluppo nella Tennesse Valley Authority i cui benefici a livello locale e nazionale hanno superato largamente i costi (Kline-Moretti, 2014).
2. I contributi
La prima parte del convegno ha riguardato i fattori esplica- tivi dello sviluppo. Il lavoro di Marini evidenzia l’esistenza di due culture diverse fra Centro-Nord e Mezzogiorno. Ciò è importante giacché, come molti lavori hanno evidenziato, i fattori legati alla cultura hanno influito e influiscono sullo sviluppo economico. Il periodo analizzato è il 1990-2005. Sarebbe interessante, giacché il Mezzogiorno presenta al suo interno profonde differenze, approfondire l’analisi a un li- vello maggiormente disaggregato. Il lavoro di Felice, invece, analizza le cause storiche delle differenze Nord-Sud. Secondo Felice il momento di rottura fra Nord e Sud non è tanto da porsi, come sostiene Putnam, nel Basso Medioevo o, secondo altri, nel periodo della dominazione spagnola. Esso è bensì da porsi in quella lunga transizione alla modernità che va dalla metà del Settecento all’Unità di Italia. La persistenza del latifondo dovuto all’insufficiente riformismo delle classi