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iniziato a utilizzare le risorse, mentre altri (per es. la Polonia) hanno già fatto parecchio nell’attuazione di quanto previsto dai loro programmi operativi. I rapporti annuali preparati per ciascun programma alla fine del 2015 forniscono una prima indicazione di quanto è stato fatto nei primi anni di Euro- pa 2020 e di quanto ci si possa ragionevolmente aspettare di ottenere al momento della valutazione intermedia che è prevista nel 2017.
Da una parte, oggi si hanno segnali evidenti di ripresa dell’economia europea; dall’altra, non si conosce ancora quale ne siano i fattori trainanti, se cioè si tratti princi- palmente di fattori esogeni – quali la riduzione del costo delle materie prime e la politica monetaria di contenimento del costo del denaro – oppure se fattori endogeni di spinta all’innovazione a all’utilizzo sostenibile delle risorse atti- vati dalla Politica di Coesione vi stiano contribuendo in maniera importante. È indubbio che i 351 miliardi di euro messi a disposizione dalla Politica di Coesione possono fornire uno stimolo forte agli investimenti e all’aumento dell’occupazione. Ma questo risultato dipende dall’utilizzo corretto dei Fondi da parte degli Stati membri e delle Re- gioni e, quindi, anche dalla capacità dei nuovi Regolamenti di fare rispettare il proprio carattere prescrittivo e i tempi richiesti rispetto alla condotta spesso dispiegata in passato. Il giudizio al momento è sospeso in attesa della misurazione dei primi risultati. Ci preme invece concludere il capitolo ribadendo la validità della interpretazione che abbiamo dato alla nuova politica di Coesione, dalla crisi economica del 2008 in poi, come portatrice di un modello di sviluppo più coerentemente sostenibile e inclusivo per la UE, e di come questa sua evoluzione abbia somiglianze storiche impor- tanti con la significatività del cambiamento di passo voluto da Roosevelt negli Stati Uniti della Grande Depressione e rappresentato in maniera esemplare dall’esperimento della Tennessee Valley Authority.