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nostri giorni e, quindi, sulle diverse fasi in cui si è anda- to articolando lo sviluppo regionale in Italia nell’arco di centocinquant’anni. Nella seconda parte si presenta un’a- nalisi delle principali spiegazioni a proposito del divario Nord-Sud avanzate dagli studiosi e si esplicita e articola l’interpretazione dell’autore. Questa può essere riassunta come segue: esisteva già a metà Ottocento un divario fra il Nord e il Sud d’Italia che possiamo definire di tipo socio- istituzionale (maggiore disuguaglianza nel Mezzogiorno, che si accompagnava a istituzioni politiche ed economiche di tipo estrattivo anziché inclusivo); tale divario si consolida per certi versi con l’unificazione, anziché colmarsi, e non viene poi mai superato nel corso della storia italiana, finen- do per plasmare nel lungo periodo le differenze di reddito.
2. I divari regionali nel lungo periodo
In linea con i nuovi dati storici di contabilità nazionale (e.g. Baffigi, 2013; Felice e Vecchi, 2015), recentemente nuove sti- me regionali del PIL pro capite sono state prodotte per date a cadenza decennale, dal 1871 fino al 1951 (l’unica eccezione è il 1938, in luogo del 1941); collegando tali stime ai dati uf- ficiali di contabilità regionale dal 1961 in avanti, è possibile avere un quadro di lungo periodo dei divari regionali in Italia, nel reddito, approssimativamente dall’Unità fino ai nostri giorni – sia ai confini dell’epoca che ai confini attuali (Felice, 2010a, 2013, 2015c, 2016). Tale quadro viene sinte- tizzato nella Tabella 1 e nella Figura 1 (entrambe ai confini attuali). Il reddito per abitante è misurato con riferimento alla media italiana (posta uguale a 1), pertanto in termini relativi; nell’ultima riga, la Tabella 1 riporta anche i dati assoluti del reddito nazionale (in euro 2011), così da dare un’idea anche del tasso di crescita complessivo del Paese – e quindi delle sue regioni.
Nel 1871, allorquando l’Italia nel suo insieme si confi- gurava come Paese mediamente povero, il divario Nord-