Page 48 - IDEE-ONLINE MARZO 2019
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         THE TAINTED SOURCE

         The Undemocratic Origins of the European


         Idea


         di John Laughland - Ed. Little, Brown Book




         John Laughland, accademico, saggista e giornalista britannico di idee conservatrici ed
         euroscettiche è l'autore di un libro fondamentale per chi vuole comprendere le molteplici
         sfaccettature dell'Europa di oggi. Si tratta di The tainted source (= la sorgente infetta), testo eretico
         del 1997, 'stranamente' mai tradotto in italiano, ma dai contenuti così accurati e corrosivi da essere
         obtorto collo citato perfino nell'elenco dei "Cento libri sull'Europa da ricordare" redatto
         dall'Archivio Storico dell'Unione Europea.

         Laughland prende di mira l'ideologia post-nazionale, che postula che gli stati-nazione non sono più
         in grado di gestire i propri affari in un'economia moderna e interdipendente, confonde la
         costituzione di uno stato con il potere del suo governo ed ignora l'importanza del senso di
         comunità, essenziale per qualsiasi dibattito democratico. Con una sintesi rigorosa di argomenti
         storici e filosofici, l'autore vede nelle strutture postnazionali un elemento estremamente corrosivo
         dei fondamenti costituzionali dell'ordine liberale ed individua nelle odierne organizzazioni
         sovranazionali, come l'Unione Europea, impressionanti analogie e parallelismi, dal punto di vista
         ideologico, con i regimi totalitari del novecento.


         In una breve recensione del 2016 di A. Gnocchi, apparsa su 'Il Giornale' e che prendeva spunto da
         alcune dichiarazioni di Boris Johnson, si ricorda che, secondo Laughland, i progetti per la
         creazione di una moneta unica all'interno di una «Comunità europea» senza frontiere ma a
         trazione tedesca non erano estemporanei. Questa dunque sarebbe la sorgente infetta
         dell'europeismo democratico del dopoguerra. Lo storico prosegue nell'analisi. L'ideologia europea
         prescrive l'abolizione dello Stato nazionale al fine di creare un mercato unico (che non significa
         libero) affidato alle cure di un'élite tecnocratico-finanziaria. Il nuovo ordine implica uniformità,
         cioè omologazione, come scriveva proprio nel 1997 Ida Magli in 'Contro l'Europa'. In nome di
         questa uguaglianza senza libertà si saldano gli interessi di tecnocrati e socialisti. Dobbiamo dunque
         abbattere le frontiere? Risposta a questo punto scontata di Laughland: «Senza sovranità territoriale
         non può esistere lo Stato liberale. La storia dello Stato di diritto e quella dell'idea nazionale sono
         inseparabili. Lungi dall'essere una minaccia per l'ordine liberale, la nazione ne costituisce il
         fondamentale presupposto».
         Si può concordare con Boris Johnson o dissentire dalle sue opinioni, ritenere fondate o immotivate
         le posizioni di John Laughland. Di certo le une e le altre non meritano di essere ignorate solo
         perché dure nei confronti di Bruxelles. Il dibattito non fa mai male. Il politicamente corretto
         impone già una censura di fatto su molti temi. Vogliamo introdurre anche il «reato intellettuale» di
         vilipendio all'Europa?
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