Page 16 - Demo
P. 16

  TRADIZIONE ORIENTALE
La Tradizione indù, nel suo complesso, è essenzialmente fondata sui Veda, parola che significa Co- noscenza tradizionale per eccellenza e Scienza Sacra. Le diverse concezioni metafisiche e cosmologiche dell’India sono sviluppi, “prospettazioni” (dar©ana), per nulla incompatibili, dell’unica dottrina costituita dai Veda, principio e fondamento di tutti i Rami derivati.
Questi dar©ana, sempre che siano d’accordo con il loro principio vedico, non possono contraddirsi, anzi si completano e si chiariscono a vicenda. In questo non dobbiamo scorgere un “sincretismo” in quanto l’intera dottrina deve considerarsi contenuta “sinteticamente” nei Veda fin dall’origine, formando nella sua integralità un insieme perfettamente “coerente” e non “sistematico”.
In riferimento a questi dar©ana, che compendiano la problematica conoscitiva dell’Essere e del non- essere, si può dire che il Nyåya, il Vai©e@ika, il Såækhya e la Karma M¤måæså rispondono alla visione di Virå† e Hira...yagarbha (dualismo); lo Yoga e il Vedånta Vi©i@†ådvaita di Råmånuja rispondono alla visione di Ù©vara (monismo) e il Vedånta advaita di Âa§kara risponde alla metafisica pura (non-dualismo).
Il Vedånta, etimologicamente “fine dei Veda”, è uno dei sei dar©ana della spiritualità indù e si basa sull’insegnamento contenuto nelle Upani@ad, che sono parte integrante dei Veda stessi. L’espressione “fine dei Veda” deve essere intesa nel doppio significato di “conclusione”, essendo le Upani@ad l’ultima parte dei testi vedici, e di “scopo” perché quanto vi è insegnato è lo scopo ultimo dell’intera Conoscenza tradizionale.
Il Vedånta è una dottrina puramente metafisica e poiché la sua tematica fondamentale è la ricerca dell’Assoluto-Brahma costituisce Brahmavidyå e assume caratteristiche essenziali di Advaitavåda, ovvero “dottrina della Non-dualità”, in quanto Brahma, Principio supremo, è detto “senza secondo” perché di là da ogni determinazione.
Il Vedånta advaita è metafisica tradizionale e come tale s’interessa di ciò che è “al di là della Fisica”, della Natura, delle forme grossolane e sottili, del sostanziale, dell’Uno stesso principiale, del Dio-persona; al di là dell’oggettivo e del soggettivo, al di là di ogni possibile polarità. Ciò implica che il Vedånta advaita porta all’Assoluto inqualificato, alla Costante, all’Infinito, al Non-Essere in quanto puro e unico Essere, all’Incondizionato, all’Uno-senza-secondo. Da ciò si può dedurre che tale Dottri- na implica l’esclusione di ogni forma di panteismo, immanentismo e psichismo, ed essendo aperta a possibilità di concezioni illimitate non può affatto racchiudersi nei limiti di un sistema che, per la sua particolare configurazione, rispecchia una concezione chiusa.
In merito ai testi tradotti vanno considerati alcuni aspetti di particolare rilievo.
– Alcune opere costituiscono una vera e propria rarità, sia perché sono tradotte per la prima volta in italiano direttamente dal sanscrito, sia perché ci offrono l’opportunità di conoscere il pensiero di due dei più grandi filosofi che l’India abbia mai avuto: Gauƒapåda e Âa§kara. Gauƒapåda ha presentato nella sua opera la dottrina della non-generazione (Ajåtivåda) o la via del senza-sostegno (Aspar©avåda), Âa§kara ha codificato il Vedånta advaita, la più ardita metafisica che si conosca.
– I commenti di Raphael rivestono grande importanza se si pensa che Egli ha tenuto presente i se- guenti punti:
a) Rimanere fedele alla Tradizione advaita e aspar©a entro cui tali testi si collocano.
b) Renderli accessibili all’occidentale con una metodologia concettuale aderente al suo tipo di men- te e alla sua particolare ricezione, senza menomare, volgarizzare o costringere in un “sistema” l’Advaita.
c) Stimolare adeguatamente la coscienza del lettore, essendo lo stesso Raphael un advaitin­aspar©in praticante e attivo.
– Nella concezione tradizionale ha valore solo la Dottrina e non l’individualità che la presenta ed è per questo che Raphael pone l’accento sulla trasmissione efficace dell’Insegnamento, rifuggendo da ogni desiderio di esprimere contenuti personalizzati della Dottrina. Egli è un interprete fedele e il suo sforzo consiste unicamente nel conferire alla Dottrina un’espressione singolarmente incisiva.
Gauƒapåda e la Tradizione advaita
15



















































































   14   15   16   17   18