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editoriale
LA NUOVA SOLUZIONE Giuseppe Santoro
er il primo bilancio sociale di Inarcassa, sono partito da
una riflessione sulle cose che la vita mi ha dato: un elen-
ANDIL PER SAM Non per obbligo P co lunghissimo di persone, affetti, luoghi, emozioni, sen-
sazioni, gioie e anche dolori, che mi hanno arricchito e appas-
ma per scelta sionato ogni giorno. Ho ricevuto e continuo a ricevere molto più
di quello che merito anche se, come per ognuno di noi, non so-
la più importante novità del SAIE 2018 no mancate, nel tempo, difficoltà e dispiaceri. Tirata la riga, il
e per volontà bilancio consuntivo di questi anni, è molto positivo. Perché non
guardare al nostro Report nello stesso modo?
Abbiamo così ripercorso la storia di Inarcassa andando oltre i
numeri, per ben comprendere quello che ha fatto e anche rice-
vuto. Prendendo spunto dal kaizen approach di Masaaki Imai, illuminato economista giapponese,
abbiamo riletto le azioni della Cassa, quel che è stato costruito ed elaborato nella continua ricer-
ca di un miglioramento lento ma costante e inarrestabile, coerente con il passato, per ottimizzare il
presente e affinare il futuro. Applicare una prospettiva diversa da quella economica e dal mero cal-
colo attuariale è stata anche l’occasione per allargare le prospettive, nel quadro del mandato che
ci è stato affidato e che raramente abbiamo potuto illustrare nei bilanci annuali.
Il mondo si sa, agisce secondo logiche imprevedibili e non sempre lineari. Il ritmo, la frequenza dei
cambiamenti, dei bisogni e delle aspettative in continua evoluzione, ci hanno spinti a superare l’o-
rizzonte della sostenibilità dei dati e a creare strumenti che consentissero di farlo.
Convinti che il bene comune debba fondarsi sulla solidarietà e la condivisione, abbiamo tracciato la
trasformazione della Cassa da erogatore di pensioni in progettista di welfare. Una Cassa che, sin
dagli anni Duemila, ha saputo introdurre un sistema in grado di assicurare l’equilibrio permanen-
te dei conti, garantendo certezza nelle prestazioni future alle giovani generazioni. Una Cassa capa-
ce di intercettare i mutamenti sociali, applicandoli alla vita reale delle nostre categorie e della li-
bera professione.
Non solo. Come investitori, abbiamo sempre ritenuto che la finanza dovesse essere al servizio del-
la previdenza e la interpretiamo con la lente di chi, nelle proprie strategie, deve bilanciare il rischio
degli investimenti e il rischio del Paese, perseguendo obiettivi di lungo periodo. Il patrimonio della
Cassa significa tutela previdenziale non solo per noi ma per i nostri figli. Significa assistenza, so-
stegno e protezione. La mancanza di rigore nella sua gestione equivarrebbe a negare il concetto di
welfare e disconoscere il sacrificio che ogni libero professionista, architetto e ingegnere fa accan-
tonando i risparmi per la propria vecchiaia.
Ci aspettiamo, in un futuro non lontano, che il legislatore saprà assecondare il processo di evoluzio-
ne che ci ha resi efficaci “strumenti” di welfare per affrontare le complesse evoluzioni del tessuto
sociale avvenute dal dopoguerra in poi e che oggi rappresentano la nostra storia. Una storia lunga
sessant’anni, fatta di lealtà, onestà e volontà. Valori irrinunciabili, che in quest’epoca ambigua ab-
biamo voluto raccontare per non dimenticare la nostra identità.
Le grandi riforme sono state fatte. I conti sono in sicurezza e la Cassa è solida. Ora, è il momento
della stabilità. Una stabilità delle istituzioni, dell’economia e della politica cui l’intero sistema pre-
videnziale del Paese dovrà tendere al più presto. <
17 - 20 Ottobre 2018
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