Page 47 - FlopArt magazine
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il loro sesso (deducibile dalla presen- za della peluria) ed il vissuto di questi attraverso la presenza di impercettibili particelle di feci. Particolari che come se facessero parte di un collage tipico di un Rauschenberg, raccontano l’inti- mità più recondita di ognuno di noi: scattare l’ano del modello è un po’ quindi, come scavare nella sua anima. Ora, mi chiedo che ne avrebbe pensa- to Modigliani della mia ultima afferma- zione, perchè mi rendo conto di aver molto azzardato nell’analisi critica degli scatti della mostra Ojo del culo. Però mettendomi in gioco e considerando il mio lato perverso, curioso, attento, scrutatore e pragmatico – che è un po’ tipico di tutti gli storici dell’arte – pre- ferisco sotto alcuni versi, credere che sia così come ho enunciato, che quella sia la concezione primordiale di un ar- tista che ha voluto in qualche modo difendere l’idea di liber tà ed espressio- ne dell’arte.
Dico che preferisco credere, perchè non posso esulare dal considerare che per quanto sul piano concettuale vo- glia sforzarmi di dare per veritiera la
mia visione, sul piano concreto e re- ale, sono ben consapevole che agli occhi dei più, quelli mostrati altro non sono che buchi del culo; per cui sto ben attento a non fare il Carlo Giulio Argan con le "teste" di Modi- gliani, della situazione, inneggiando alla poesia che si cela dietro foto- gra e di semplici ani.
In fondo il mio è stato un modo di sdrammatizzare quella che ai miei occhi è stata una vera e propria commercializzazione dell’arte, che ha poco di poetico e di etico, ma tanto di volgare e mondano. «Tutti abbiamo ereditato un buco, ma ce ne siamo fatti una ragione!» diceva Luciana Littizzetto in uno dei suoi tanti Show.
Perché se come diceva Gertrude Stein “Una rosa, è una rosa, è una rosa”, allora non prendiamoci in giro: un ano è un ano,è un ano.
Di Antonio Dario Fiorini (Fonte: svirgolettate.blogspot.it)
«QUANDO TUTTO è ARTE ...NIENTE è ARTE»
Questo sosteneva il caro buon vecchio Bruno Munari, con una frase che indica un certo pessi- mismo polemico verso l´epoca contemporanea dove, secondo una critica mossa quasi a luogo comune, in funzione di un eccesso di sfruttamento dell´eredità delle avanguardie, qualsiasi oggetto o performan- ce puo´ essere investito della qualifica di opera d´arte: dall´orinatoio di Duchamp all´arte informale di Pollock, dalle sezioni animali di Hirst ai pupazzi gonfiabili di Koons ai monocromi di Kline. La pre- occupazione di Munari (e anche la nostra) è, evi- dentemente, che questo processo rischi di svuotare di significato l´operazione artistica di per se´ e che questa si trasformi in una semplice parata di ¨tro- vate originali¨ atte a placare le voraci fagocitazioni di un atteggiamento consumistico che si è sviluppato attorno al mercato dell´arte: c´è una parte di verità in questa frase che è da prendere come un monito ed una provocazione, per cui in effetti la produzione di un artista spesso segue direttive specifiche det- tate dai grandi mercanti e dai grandi collezionisti. Ma se in realtà tutto questo fosse una gran bufala? Se fosse vero che il web è popolato da creduloni che divulgano notizie inventate favorendo la disin- formazione? Forse è un polverone inutile e si tratta semplicemente di una notizia ¨Hoax¨, che in inglese significa ¨perché non vi documentate un po´ prima di condividere cazzate?¨ Vi lasceremo col beneficio del dubbio.
Redazione FlopArt


























































































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