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Behavioral Optometry BOAF Volume1 Number1 2012
Articolo - Geoffrey A. Heddle, O.D., BSc.
Visione Comportamentale (Original English)
Visione Comportamentale: Che cos‘è?
Nell’Optometria classica gli Optometristi ven- gono istruiti ad essere in grado di eseguire una refrazione. Lo scopo della refrazione è quello di trovare le lenti, o combinazione di lenti in grado di compensare qualsiasi errore refrattivo del paziente. Esiste un fine ideale. Il fine ultimo è generalmente mirato alle lenti o combinazione di lenti che con- sentono al paziente una visione nitida durante l’identificazione di un obiettivo posizionato oltre i sei metri.(Oltre i sei metri si considera normalmente l’infinito ottico).Ovviamente,nel caso un paziente manifesti i sintomi della presbiopia, l’Optometrista dovrà eseguire ulteriori test mirati alla determina- zione dell’addizione. Tale addizione consente al paziente di vedere nitidamente caratteri di stampa posti a 45cm.(L’Optometria classica si riferisce normalmente a queste due sole distanze, 6mt. e
45cm.) Durante il raggiungimento del fine ideale, c’è un piccolo riferimento sull’ammontare del pote- re sferico o cilindrico, o l’individuazione dell’asse del cilindro per ogni occhio. Probabilmente il con- cetto di Equivalente Sferico(ES) è noto. ( Lo ES si determina addizionando al potere sferico metà del valore cilindrico. Lo ES di una prescrizione -3.00-1.00x180 sarebbe -3.50) L’ideale sarebbe avere lo stesso ES tra i due occhi ma poco si dice sul perchè ciò può essere importante. Venne inse- gnato che la refrazione è la ricerca della più precisa acuità centrale, o “nitidezza” ottenibile dal pazien- te. Sembravano esserci piccoli riferimenti alla foria manifestata dal paziente mentre guarda attraverso la prescrizione in particolare quando si avvicina al compito assegnato.
Considerando che non esistono molte Scuole di Optometria che insegnano i principi di Optome- tria Comportamentale, ciò viene lasciato alla pro- pria curiosità intellettuale di partecipare a corsi, seminari, gruppi di studio, etc, alla ricerca di rispo- ste a varie domande tipo:Come funziona il sistema visivo? Quale ruolo gioca la visione nella vita del nostro paziente? Cosa chiede il paziente al proprio sistema visivo? Queste domande come influenza- no il sistema visivo? Qual è il corretto sviluppo del sistema visivo? I nostri pazienti stanno ottenendo i traguardi evolutivi? Come puoi guidare il sistema visivo riportandolo a uno stato di funzionamento ideale?
Sebbene abbia dato un indizio alla domanda, mi piacerebbe fare alcune semplici domande. Co- sa significa essere “comportamentali”? Cosa diffe- renzia la pratica Optometrica dal punto di vista Comportamentale? Lo scopo di questo articolo è costringere il lettore a pensare su come applicare e provare l’Optometria da un modello comportamen- tale e come possano migliorare questa pratica.
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