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nuova, fiarnmante, da grande occasione e spogliatici dei panni
ruvidi casalinghi, cuciti da mamma, con gioia e rispetto pa-
triottico ci infilarnmo nella gloriosa divisa di marina. Non
finivamo di guardarci allo specchio, e tra di noi. Dicono che
le donne sono vanitose ma non come i marinai!
Squillo’ la tromba e ci precipitammo nel cortile della caserma.
Ci misero sull’attenti, ci passarono minuziosamente in rivista
per vedere se ogni bottone era abbottonato, se tutto filava in
modo perfetto e quindi scatto’ la fanfara del reggimento.
“Attenti... avanti... march.!” Ci movemmo come un sol
soldato, in perfetta sincronia. Penso che un po’ di disciplina,
militare farebbe bene anche oggi ai miei nipoti e pronipoti. In
quel momento pensavo alle prime marce fatte con il caro
maestro Vitanza, cosi’ scapigliate ed interessanti.
Fummo inquadrati nella piazza d'armi, perfette pedine in uno
sciacchiere umano, e quando la tromba diede l’ordine dell’al-
zabandiera scattammo sull'attenti e ci irrigidimmo nel saluto
militare. La gloriosa bandiera della marina italiana saliva
lentamente fluttuante nella brezza di primavera. Ero com-
mosso! Debbo dire di piu’, ero incantato! La dura, triste,
crudele ed anche sporca vita militare anche allora aveva dei
momenti da incanto, che non si dimenticano mai.
Ero marinaio! Lo scrissi a casa, come meglio potevo, andai in
uno studio fotografico e posai con la mia divisa bluscuro, e
mandai la foto a casa! E quando si usciva la sera, mi guardavo